Jo Berger Myhre

"Unheimlich Manoeuvre"

RareNoise Records

24 Settembre 2021

Il bassista, compositore e produttore norvegese Jo Berger Myhre ha a lungo lavorato in collaborazione con altri musicisti, portando in suo contributo ad una grande varietà di progetti. È soprattutto conosciuto come componente del trio elettro-acustico Splashgirl e come membro del Nils Petter Molvær Quartet, con cui ha registrato e co-prodotto due album: “Buoyancy” del 2016 e “Stitches” uscito nel 2021. Ha anche suonato in duo col polistrumentista Ólafur Björn Ólafsson e ha suonato e registrato con Mariam the Believer, Jenny Hval & Susanna, Geir Sundstøl e Finland, il quartetto alt-rock formato da Pål Hausken, Morten Qvenild, Ivar Grydeland e Myhre stesso.
Myhre ora debutta come solista con l’uscita di “Unheimlich Manoeuvre”, che sarà pubblicato il 24 settembre 2021 da RareNoise Records. Il titolo è un gioco di parole sulla celebre tecnica salvavita: “unheimlich” può essere tradotto come “misterioso” o “inquietante” aggettivi appropriati per i suoni creati da Myhre. Per prendere in prestito una frase di Twin Peaks di David Lynch, Myhre evoca paesaggi sonori che suggeriscono “un luogo meraviglioso e strano”, stupefacente nella sua bellezza ma che nasconde qualcosa di inquietante sotto la superficie. “Unheimlich suggerisce l’intuizione che qualcosa è fuori posto, quasi rischioso” spiega Myhre. “Familiare eppure bizzarro, o il contrario! E’ questa la sensazione volevo esprimere con questa musica. Il chiaroscuro, il contrasto tra luce e oscurità, è un tema ricorrente nella mia musica, dagli album in duo con Ólafur Björn Ólafsson a quelli con la mia band, gli Splashgirl, fino alla musica che ho fatto negli ultimi anni con Nils Petter Molvær”.
Mentre la pandemia del 2020 ha portato ad un aumento dei progetti solisti, resi necessari dalle condizioni di quarantena, Myhre ha iniziato a lavorare su Unheimlich Manoeuvre nel settembre 2019, molto prima che il Covid irrompesse sulla scena mondiale. L’album è il risultato finale della sperimentazione di Myhre con il suo strumento, che si è evoluto attraverso il suo lavoro con altri artisti ma che alla fine ha dato ricchi risultati nella sua espressione personale. “La maggior parte della mia vita artistica è trascorsa come membro di band e come collaboratore di altri musicisti, interazioni che sono molto significative per me”, spiega. “Nel corso degli anni ho messo insieme la mia personale visione di come utilizzare gli strumenti e le attrezzature, sempre desideroso di trovare le soluzioni personali per suonare il basso. Ma quando si suona con una band o con un altro artista non sempre ci sono lo spazio e il tempo giusto per scatenare queste idee, così ho sentito il bisogno di creare un nuovo progetto dove poter mettere queste idee in primo piano. Il risultato è questo album, in cui ho voluto combinare i miei interessi per il drone, il rumore e l’improvvisazione con idee ispirate dai miei viaggi di studio in Iran negli ultimi anni”.
Nell’album troviamo i contributi, realizzati a distanza durante la pandemia, di numerosi ospiti, tra cui il suonatore iraniano di tombak Kaveh Mahmudiyan; l’islandese Ólafur Björn Ólafsson, che qui suona l’organo; la cantante Vivian Wang del gruppo art-rock di Singapore The Observatory; e i compatrioti norvegesi Jo David Meyer Lysne (chitarra), Jana Anisimova (piano) e Morten Qvenild (synth). “Comune a tutti questi musicisti è la loro pura dedizione e concentrazione”, dice Myhre dei suoi ospiti “Vanno dritti al cuore delle questioni con grande attenzione, profondità e gioia. Ho dovuto invitarli a registrare individualmente, ma hanno comunque suonato come se si stessero esibendo insieme. Spero un giorno di poterlo fare davvero!”. Mentre la collaborazione è entrata nel regno dei mondi sonori che Myhre ha creato per Unheimlich Manoeuvre, è stata a distanza e dopo il fatto, rendendo il progetto – che Myhre ha registrato, mixato e prodotto interamente da solo – un esercizio di auto-esplorazione. “Facendo questo album da solo. Ero curioso di vedere cosa sarebbe rimasto quando non avrei potuto nascondermi in una band o dietro un artista”, dice. “Confrontarmi con quello che è veramente il nucleo della mia visione musicale, si potrebbe dire”. I nove brani che compongono “Unheimlich Manoeuvre” sono nati in gran parte dall’improvvisazione libera (l’unica eccezione è l’onirica “Gate Opens”, scritta pensando proprio alla chitarra acustica di Jo David Meyer Lysne. La seconda metà delle due parti di “Smallest Things” include anche il testo del racconto dello scrittore Raymond Carver “I Could See the Smallest Things” recitato da Wang, che Myhre ha sentito per la prima volta su un album della cantautrice Jenny Hval. La lettura si svolge su un monolitico tappeto sonoro che incorpora il synth di Qvenild e l’organo di Ólafsson. “Carver è uno dei miei scrittori preferiti”, dice Myhre. “È di grande ispirazione per la capacità di invocare i sentimenti in modo molto sublime e discreto”. Il grosso del materiale è stato generato dalle improvvisazioni di Myhre con il suo basso eseguito attraverso una catena di effetti analogici piuttosto glitch, che innesca i rumori elettronici, i suoni e i ritmi dal basso stesso. Gran parte della musica viene poi trasformata attraverso sovraincisioni, elaborazione e montaggio, anche se tre dei pezzi – “Cynosure”, “Sustainer” e “Inner Relations” – rimangono in gran parte nella loro forma originale. “Cynosure” è uno dei quattro brani che vedono la partecipazione del norvegese Mahmudiyan, permettendo alla passione di Myhre per la musica iraniana di trovare posto nel suo progetto.
L’album si apre in modo quasi minaccioso con “Everything effacing”, in cui sul tappeto di un drone ansiogeno si poggia il suono cavernoso del basso riverberato. Jana Anisimova duetta una melodia improvvisata con Myre su “Smallest Things, part 1” e suoi sono i lugubri accordi di piano di “Aviary”. Su “Perils” il suono naturale del contrabbasso di Myhre è gradualmente inglobato dai suoni industrial, mentre “Sustainer” suggerisce uno spazio vasto e sconfinato che riecheggia nell’infinito. “Inner Relations” rivolge questa spinta verso l’interno, mentre ogni colpo di archetto di Myhre dà vita a forme astratte, come l’accensione delle sinapsi. Questa similitudine – la musica che si muove come la scintilla dell’ispirazione attraverso il cervello – sembra catturare vividamente il processo creativo di Myhre, sia su Unheimlich Manoeuvre che nel modo in cui i suoi vari progetti si alimentano a vicenda.