Philipp Gerschlauer and David Fiuczynski

"Mikrojazz"

RareNoise Records

29 Settembre 2017

Il sassofonista tedesco Philipp Gerschlauer unisce le sue forze con quelle del chitarrista americano David Fiuczynski per esplorare – con l’aiuto della leggenda della batteria Jack DeJohnette, del basso fretless di Matt Garrison e del tastierista microtonale Giorgi Mikadze – il mondo della musica microtonale. Fiuczynski, che dirige il Planet MicroJam Institute al Berklee College of Music di Boston, ha in precedenza pubblicato per RareNoise due album dedicati alla musica microtonale: “Planet MicroJam” nel 2012, che ha in un certo senso aperto il Vaso di Pandora della musica microtonale non Occidentale, e “Flam! Blam! Pan-Asian MicroJam!”, duplice omaggio al compositore classico del ventesimo secolo Olivier Messiaen e al produttore hip-hop JDilla. Gerschlauer, che è stato ispirato dal compositore Gérard Grisey e da Paul Desmond, ha a sua volta esplorato il mondo della musica microtonale da Berlino e New York, per poi sviluppare un metodo per dividere un’ottava in 128 note sul sax alto. “Ho iniziato a usare i microtoni sul sax circa dieci anni fa” spiega Gerschlauer “volevo estendere le possibilità del linguaggio armonico e melodico che veniva usato nel jazz. Ho iniziato a notare che pianoforte e tastiere tradizionali non potevano fornire gli spettri armonici e melodici completi che servivano per le mie composizioni. Così, cinque anni fa, ho deciso di sviluppare la mia tastiera microtonale, che ora riempie quel vuoto. Quando ho scoperto il lavoro che David stava facendo a sua volta, ne sono rimasto entusiasta e ho pensato che una collaborazione tra di noi prima o poi sarebbe stata naturale”. L’incontro tra queste due menti è poi avvenuto grazie all’invito che Fiuczynski ha rivolto a Gerschlauer affinché si recasse a Berklee per presentare la sua musica e il suo metodo e per suonare con il Planet MicroJam Ensemble dell’Università. Da parte sua Fuze racconta di essere stato colpito dalla non scontata complicità intellettuale con Gerschlauer “Così come ci sono una moltitudine di correnti e divisioni in ambito Rock e Jazz, persino in un sottogenere come il Microtonality annovera una serie incredibile di snob da cui non è apprezzata la mia scelta di inserire elementi di groove in questo tipo di musica. Ma Philipp invece si è mostrato subito interessato al modo in cui usavo il groove per dare colore ai microtoni, mentre io ero affascinato da come lui stava lavorando su un eccezionale numero di microtoni. Era chiaro che avevamo qualcosa da offrirci a vicenda, così ci siamo messi al lavoro”. Fiuczynski è stato attivo in ambito sperimentale con la sua band avant-jazz-funk Screaming Headless Torsos nei primi anni ’90, poi come membro dei Hasidic New Wave alla fine di quel decennio, inaugurando invece la sua carriera solista nel 1994 con “Lunar Crush” in collaborazione con il tastierista John Medeski. Negli anni più recenti si è applicato allo studio della musica microtonale in un senso più formale, continuando a sperimentare con la sua chitarra quarter tone. La musica tonale, che suona forse bizzarra, quasi sgradevole e “stonata” alle orecchie degli occidentali moderni, è invece stata utilizzata fin dai tempi dell’antica civiltà greca e continua a essere un sistema prevalente in molte culture musicali del mondo, dall’India ai Balcani, dalla Cina, alla Turchia all’Africa. Come Fiuczynski fa notare “Quando è portata fuori dal contesto del blues, dei gamelan, della musica del Medio Oriente – cioè del suono microtonale a cui siamo abituati – può risultare stridente, in particolare dal momento che noi lavoriamo anche con le armonie microtonali. Infatti non si sentono armonie della musica dell’Estremo e del Medio Oriente. L’armonia microtonale è stata “inventata” da Julian Carillo, Alois Haba, Ivan Wyschnegradsky (e anche da Charles Ives) nella prima metà del Ventesimo secolo. Loro sono i nostri progenitori. Ma quello che facciamo in “Mikrojazz” – e che io ho fatto anche su “Planet Microjam” e “FLAM!” — è qualcosa di nuovo: è jazz in scala microtonale e non conosco altri che lo stiano facendo”. “Non capisco come mai la grande maggioranza dei musicisti jazz contemporanei continui a usare solo 12 note per ottava” aggiunge Gerschlauer “Credo che siamo fermi a questo sistema perché non abbastanza musicisti si stanno dedicando seriamente alla questione, mentre io sento che è questa la mia missione. Nessuno dei toni che io uso si trovano nel sistema predominante e vorrei che chi ascolta questa musica si rendesse conto di quanto è rigido il sistema tonale predominante. Ogni brano di “Mikrojazz” – il cui sottotitolo è Neue Expressionistische Musik – è stato accoppiato a un dipinto della scuola espressionista tra cui quelli di Georg Grosz, Emil Nolde, Ernst Ludwig Kirchner, August Macke, Egon Schiele, Max Beckmann, Otto Dix e Jean Michel Basquiat. “Sia io che Philipp siamo cresciuti in Germania e la pittura impressionista è stata una naturale, grande influenza” spiega Fiuczynski. “Io mi considero un espressionista tedesco di colore e quei dipinti sono tra le mie principali influenze: le linee frastagliate, i colori intensi, gli elementi afromaericani (come nel caso di Basquiat) e in generale tutti gli elementi non Occidentali che hanno influenzato questi artisti, sono una sorta di summa visiva di quello che io faccio nella musica. Mi sento afroamericano quando ascolto James Brown o suono con Jack DeJohnette, ma mi sento molto tedesco quando lavoro con la musica microtonale.” Riguardo alla musica sfidante e quasi provocatoria che si può ascoltare su “Mikrojazz” Fiuczynski ritiene che forse sarebbe il caso di prendere in prestito il titolo di un album di Ornette Coleman del 1959: “The Shape of Jazz to Come”. “Mi piace pensare che la musica microtonale Occidentale possa essere la naturale evoluzione della musica del Ventesimo secolo, e dato che il linguaggio musicale basato sulle 12 note per ottava sta mostrando di aver esaurito le sue possibilità e di essere diventato ripetitivo, penso che la microtonale sia non solo la naturale, ma anche la necessaria evoluzione del linguaggio musicale. E’ questo il contributo che vogliamo dare io e Philipp: vorremmo che questo disco cambiasse il modo in cui si sente e ascolta la musica”. Una dichiarazione importante da parte di un artista visionario, che in questo lavoro insieme a Gerschlauer ci offre la possibilità di condividere questa visione della musica del futuro.