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Vol.pe I

Dopo averci offerto un assaggio nell’estate del 2019 con il bellissimo singolo “019”, esce finalmente per Irma Records il primo album degli Orange Combutta. Il progetto nasce da un’idea di Giovanni Minguzzi (batteria) che, partendo dal trio con Davide Tardozzi (chitarra) e Lorenzo Serasini (basso), ha allargato la formazione, per creare un collettivo che gli permettesse di sperimentare in varie direzioni: tra i musicisti coinvolti spiccano nomi stimati e conosciuti in ambito sperimentale come Paolo Raineri (Ottone Pesante, tromba) e Vincenzo Vasi (OoopopoiooO, theremin, voce e altri piccoli strumenti), a fianco di musicisti provenienti soprattutto dall’ambiente jazz quali Gabriele Carbone, Federico Squassabia, Massimo Morganti, Giacomo Bertocchi, Sebastian Mannutza, Nicola Nieddu. In seguito il gruppo si arricchisce con l’arrivo del produttore Mattia “Matta” Dallara (Amycanbe, Lucifour M, Mack, Jestofunk…) e di MYK L (cioè Michele Ducci degli M+A, qui presente alla voce in 5 brani), ultimo tassello per realizzare il sound Orange Combutta: ritmica soul hip-hop, sintesi orchestrale, live electronics, samples, un theremin surrealista, voci eteree e melodie sognanti, il tutto guardando all’immaginario dei film di Spike Lee, Wes Anderson, Sergio Leone e Hayao Miyazaki. Grazie all’ampiezza del collettivo di musicisti il progetto può svilupparsi attraverso il dialogo tra sonorità elettriche ed elettroniche da una parte, acustiche e orchestrali dall’altra. Molti dei brani sono nati in sala prove partendo da micro idee di Minguzzi, Tardozzi e Serasini: quattro accordi e un giro di basso, che sono poi stati sviluppati e arrangiati, seppur senza portarli ad una classica forma canzone, lasciando libera la sperimentazione compositiva e dell’orchestrazione. La micro-sezione orchestrale è formata da un ensemble davvero inusuale: i fiati sono composti da trombone, tromba e sax alto (sax che all’occorrenza diventa flauto, clarinetto o clarinetto basso), mentre gli archi sono composti da 2 violini a 5 corde, che permettono un range sonoro più ampio avendo sia l’estensione del violino, che quello della viola.
L’album si apre con “Dunthe” ft. MYK L, viaggio alieno che fonde spaghetti western, X-files e cinematic sounds, in cui sono protagonisti la voce di MYK L – con il contrappunto di parti cantate e parti rappate in stile Gorillaz – la sezione fiati, il razzo spaziale del theremin di Vincenzo Vasi e l’orchestrazione finale, ispirata ai grandi geni di Gil Evans e Modest Mussorgsky. La successiva “Into The Woods” rappresenta il portale di ingresso nello spazio profondo degli Orange Combutta: un brano in cui si salta di palo in frasca, apparentemente assurdo, in cui è necessario levare le ancore per seguire il theremin e i synth che ci scortano attraverso un groove big beat, mentre la ritmica jazz/hip-hop ci taglia la strada e infine si deraglia nell’iperspazio dell’orchestra, dove svolazzano fuori controllo la tromba di Paolo Raineri e i cori eterei di Vincenzo Vasi. “Zero Kappa ft. MYK L” nasce da tre semplici accordi e poi con il tempo ha tirato fuori bellezza e colori inaspettati. Da notare il trattamento con varispeed della parte centrale rallentata ed aperta dagli svolazzi di theremin di Vincenzo Vasi. Il finale nasce in un momento morto delle registrazioni, in cui i microfoni aperti, durante il ripasso di una parte di pianoforte, hanno registrato tutti gli errori e gli improperi. Risultato: “Metti metti, però con il varispeed che ci sta sempre”. “Combutta Cares” è un altro strumentale in cui si evidenzia la multi-personalità del progetto. Un sour hip hop stile MF DOOM, un lato romantico e sognante, wierd rock, una chitarra che urla e infine i ritorni all’hip hop della golden era. Fun fact, anche qui il finale è uscito per caso: “Mattia stava sistemando il mix della parte centrale e la sezione che stava analizzando ha finito per essere quella nel campionamento. Era così bella che bisognava metterla nel disco”. A metà album troviamo il primo brano che Giovanni Minguzzi ha scritto per questo progetto, giustamente intitolato “Orange Combutta”. La traccia, non lunghissima, ha una ipnotica forma a spirale, mentre l’assolo di voce di Vincenzo Vasi è stato lo spunto per calare la canzone in un contesto quotidiano: una radiolina suona, si entra nella doccia e si canta immaginandosi una band che ci accompagna, un’orchestra, uno stadio. Un viaggio andata-ritorno tra realtà e immaginazione. L’arrangiamento è stato trattato (come in quasi tutti i brani) come fosse una sovrapposizione di campionamenti. “Nella scrittura di fiati e archi mi sono sempre ispirato al lavoro di Gil Evans per ‘Porgy and Bess’” spiega Minguzzi.
E poi arriva “019” ft. MYK L che è stata l’anticipazione di questo progetto, uscita con un video nel 2019 (appunto). Un brano nostalgico, tra atmosfere dream-pop anni ’80 e echi di saudade. Il bellissimo tema che fa da nucleo al brano è di Lorenzo Serasini, riproposto poi in tre vesti differenti nell’arrangiamento di Minguzzi. Il testo e il cantato di MYK L si ispirano a Burt Bucharach, con le polveri di Duality di Captain Murphy. Lasciamo alle parole di Minguzzi la descrizione della settima traccia, “Senguta Theme” “Altro brano nostalgico che per me ha rappresentato uno splendido pretesto per sperimentare con la sezione orchestrale. Volevo far volare il flauto e gli archi, con il commento di un meraviglioso assolo di piano di Gabriele Carbone che si lascia trasportare dall’orchestra. Anche qui ho voluto creare una situazione di ambiguità: è immaginazione o realtà? Gli applausi per la sola chitarra sul finale; l’orchestra è sparita, non c’è nessun pianoforte… Era tutto nella testa del chitarrista”. E’ stato invece lo spunto di alcuni accordi portati da Davide Tardozzi a dare vita a quello che forse è il brano più potente ed articolato del disco “Bear (Tha Cheeney)” ft. MYK L . Si inizia in punta di piedi per poi attaccare con l’acidità di chitarra e basso. La melodia del tema si contrappone ad uno strambo, a tratti dissonante, ma deciso, giro di basso. Una parte più rilassata di rhodes fa da ponte per arrivare alla parte dove la Combutta urla tutta la sua forza, insieme ad uno splendido assolo di theremin di Vincenzo Vasi, che vola sopra l’orchestra. Da qui si va ad una parte groovy a cavallo tra Prince e Stevie Wonder. Il finale è ancora una volta una casualità “dopo il campionamento di una telefonata tra amici, avevo scritto una super parte reprise, ma dimenticando il varispeed aperto, questa è uscita trasposta in giù di un’ottava. Non potevamo che lasciarla così, anzi abbiamo aggiunto un assolo di chitarra di Davide Tardozzi nella chiusura” spiega ancora Minguzzi. MYK L racconta che il testo parla essenzialmente di mental disease. “Di fragilità nello splendore della disgrazia”. La strumentale, rutilante e psichedelica “LCELAM” è un altro brano nato jammando in sala prove, il cui titolo acronimo sta, programmaticamente, per “La Cattiveria è l’Ultima a Morire”. A chiudere l’album un altro brano cantato: “AAA” ft. MYK L nasce anch’esso da una progressiva stratificazione di una jam in sala prove, in cui il contributo di MYK L è stato fondamentale. Michele in questo pezzo più che cantare “saltella”, tra l’altro in un inedito, per lui, testo italiano. Le atmosfere da b-movie anni ’70 hanno quasi imposto questa scelta di cantare almeno una parte del brano in italiano, fino ad una seconda parte che è una storia diversa, una lingua diversa, fondamentalmente un altro cantante. “Le vente s’eleve nella Hollywood di Kenneth Anger e con i flussi di un certo hip hop con saudade” ci dice MYK L.
Orange Combutta è un collettivo atipico. La loro musica vuole essere l’esempio di come una miriade di piccole suite possa contribuire a descrivere un suono coeso e personale, in cui molteplici microcosmi rappresentano colorate sfaccettature di un universo musicale, che riesce a far vibrare insieme i propri ossimori. In “Vol.pe I” dalla prima canzone all’ultima si incastrano frammenti che si immergono e riemergono successivamente: sono sprofondamenti scenici ed emotivi, creati da molti contributi strumentali e vocali, in cui l’uso dei varispeed & famiglia è stato fondamentale. Potremmo definirla Armoniosa Schizofrenia.