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UNCONSCIOUS ID

Dopo una lunga pausa di 8 anni tornano i Madame X, questa volta con un nuovo nome – Recall Madame X – nella originale formazione in duo composto da Alessandro De Benedetti e Andrea Zuccotti, i quali hanno dato vita al progetto insieme nel 2007. Dopo “Supersex Deluxe” del 2007 e “Dive Cattive”, uscito nel 2013, Alessandro ed Andrea – in compagnia di un nutrito gruppo di ospiti alla voce – hanno scritto e prodotto da soli il nuovo “Unconscious ID”, in uscita in vinile e digitale per Halloween, il prossimo 31 ottobre.

Recall Madame X è un progetto musicale e visivo a tutto tondo, che potremmo definire retrowave, dalle sonorità cinematografiche e oniriche, dal sound dark vintage-analogico creato con Groovebox, Moog ed elettronica modificata, in cui le sonorità evocative incontrano i bassi sempre distorti e synth malati. Le strutture sono lisergiche, le ritmiche spaziano dell’elettroacustico al tribale, le armonie sono complesse e orchestrali, ricche di armonizzazioni vocali bianche, ninne nanne nostalgiche in dissonanze teatrali. Ruvido ed onirico, il nuovo album “Unconscious ID” si snoda attraverso il percorso autobiografico che i due autori compiono nel loro vissuto comune e nel rapporto personale e artistico, iniziato in una Genova conformista e provinciale alla fine degli anni ‘80. Lo Psycho, il leggendario club post-punk underground in cui Andrea ed Alessandro si incontrano, fa da sfondo ai racconti, agli incubi, alle domande e ai personaggi protagonisti del loro immaginario interiore. Emerge inebriante l’inesauribile passione comune per la musica off dell’epoca: tra i loro idoli i Virgin Prunes, Psychic TV, Tuxedomoon e X-mal Deutschland, inconsapevoli salvatori della loro adolescenza inquieta, reinterpretata con una voce amara, inesorabile e pungente.

Racconta Alessandro De Benedetti: “Unconscious ID è un percorso terapeutico sonoro, un viaggio inconscio tra i ricordi dell’infanzia, vissuta nel silenzio, per proteggermi da tutto. Di quegli anni riaffiorano gli echi di una madre silente e autoritaria, strepiti di bulli omofobi, io rinchiuso nella mia camera a disegnare, mentre lo stereo gridava Siouxsie e la tv proiettava Suspiria”. L’album omaggia e dissacra il concetto ambiguo di salvezza, attraverso 10 brani noir in bilico tra ludico, surreale e semantico, dando vita a un magma sentimentale di synth analogici assurdi, voci che appaiono e scompaiono, suoni con volumi alterati, come a interagire con una realtà estranea. È l’istinto ciò che prevale e suona, in un senso di incompiuto autoriale e claustrofobico, dove le personali ossessioni vengono interpretate in dark ballads decadenti e in nevrotici brani retro-wave dagli accenti gothic-surf, ricchi riverberi di chitarre distorte, orchestrazioni distopiche e percussioni tribali esoteriche. Andrea Zuccotti che ha anche suonato tutti gli strumenti spiega: “È stata una sorta di catarsi purificatrice scrivere le canzoni che si sviluppano lungo la tracklist dell’album, attraverso i racconti e gli echi della mia mente. Molti brani sono stati scritti di notte, in uno stato quasi lisergico provocato dai sogni e dai ricordi delle esperienze adolescenziali”. Un’ipnosi sinfonica per un suono corale recitato e interpretato da Alessandro in duetto con muse inclini alle atmosfere delle arti e della letteratura, dedite all’immaginario magico: Justine Mattera, Monica Re, Francesca Azzoni, Sylvia Piacenza, Maria Vittoria Alfieri, Teresa La Fosca, Paola Sorrentino sono le gelide e disincantate narratrici dei ricordi inconsci di “Unconscious ID”.

L’album si apre con “Demetra”, interpretata dalla velenosa guest-star Justine Mattera. Un nervoso rito voodoo dalla ritmica tribale surf-wave: le chitarre galleggiano in riverberi, sostenute da una linea di basso distorta che si dilunga incessante, fino ad un’entropica pausa che descrive il momento della vendetta: il rito della Stella Nera. “Car Crash Flesh” ispirata a J. G. Ballard e dalle atmosfere sincopate è un racconto lisergico e ludico di una storia d‘amore sbocciata dopo un incidente stradale. I corpi di un uomo e di una donna si cercano tra le lamiere aggrovigliate e iniziano a cibarsi l‘uno dell‘altra, amandosi in un modo così intenso da sublimare in spirito. Nel brano canta Sylvia Piacenza, con la partecipazione delle voci bianche di Leone e Luigi Zuccotti. In “Reading at 92degrees” una scrittrice alternativa regala a Recall Madame X le parole recitate su questo brano destrutturato e introspettivo. L‘adolescenza di una giovane donna, l‘insicurezza e la ricerca del sé, influenzata dagli archetipi culturali viscidi e striscianti che la indeboliscono fino ad annullarla. L‘elettronica ossessiva delle strofe narrate, chiusa e monotonica, è un loop sintetico nato dalla GrooveBox Roland Mc-303 che lascia lo spazio all‘esplosione del tema portante, come un urlo sguaiato in una festa suburbana, sovreccitata. Il reading è di Monica Re. La rievocazione di un ‘adolescenza inquieta è il tema portante di “Pyscho”, altro brano dove l‘intenzione degli autori è quella di condurre chi ascolta in un viaggio introspettivo. La ritmica protagonista del brano è un riferimento esplicito allo stile dei Material di Bill Laswell, mentre la declamazione dei testi guarda agli Psychic TV e a J.T. Leroy, come se i pensieri e i ricordi del protagonista si collocassero all‘interno di un club newyorkese, in una notte nel 1984. Il loop portante è una creazione di Gianluca Mancini. Le voci rubate sono di Sylvia Piacenza e Robert Le Quesne. “So Blind (Exposure)” chiude il lato A della versione in vinile, presenta la fine della fuga: dal buio compare la luce, una luce accecante, intensa come quella di Dio. O quella dell‘Io. Ma è troppo forte: ti annienta di nuovo. Devi trovare la forza di guardarla, di resistere fino a sapere chi sei veramente. Rischiando di diventare cieco. La ritmica e sequenza armonica fedelmente new-wave, sono arricchiete dalle parole amare scritte dall‘autrice Paola Sorrentino. ”Cigarettes and Coffee” è un requiem sull’amore saffico e vampiresco di due donne, rinchiuse in un cinema d‘essai per l‘eternità. I riferimenti guardano all‘immaginario di Jean Rollin e al cinema horror psichedelico degli anni ‘70. Le armonie sono scandite da un pianoforte scordato e melanconico, in un crescendo costante sviluppato in tre tempi (l‘incontro – la pena – la rassegnazione), con una ritmica che inizia sospesa e si concretizza sempre di più verso un finale ossessivo e marziale, in cui vi è una sola richiesta a scansione del passare del tempo: caffè e sigarette. Alla voce femminile troviamo Francesca Azzoni. “Lullaby of Lilies” è una ballad melancolica che narra della progressiva perdita di lucidità mentale di una donna, in un‘assolata fattoria nell’Arizona degli anni ‘60: il racconto di una fuga dalla realtà, tra i campi di gigli inconsci della protagonista, scritto insieme all’autore Robert Le Quesne. Una bossa nova orchestrata da synth acidi e chitarre noise in stile Indian Jewellery, che si intona perfettamente ai cori spettrali di Maria Vittoria Alfieri. Anche ”All That She Said (Oh, Mother!)” è un brano ipnotico e onirico, che indaga la zona più profonda della mente da cui emergono i ricordi della Madre, Maestra e Carnefice di un’infanzia spersonalizzata e soffocante.L’atmosfera straniante è avviluppata intorno a un loop psichedelico alla Danielle Dax. Un pianoforte a coda distante, organetti innocenti e archi malati, agevolano la discesa. Giunti nel punto più basso, si manifesta il Fiore Carnivoro, e ancora una volta si ripete la sua lezione opprimente. Le voci incrociate sono di Francesca Azzoni e Teresa La Fosca, con la partecipazione di Hermes Pacor. ”I Forgive You (Genoa Demo Version)”, è una cover degli O Future – altro duo che si cimenta con musica e arti visive – scelta per il racconto sospeso delle liriche, cantata di notte per telefono a Genova sotto la pioggia. È la rappresentazione armonica del concetto del perdono, per sé stessi e per gli altri. Al pianoforte ritroviamo Gianluca Mancini. ”The Sinner”, il brano di chiusura dell’album, si presenta come l’epilogo speculare di “Demetra”, come il suo racconto rovesciato. Qui, infatti, protagonista è l’amante-vittima, che prende il ruolo di peccatore agli occhi di lei. Il brano esplora il concetto di peccato come pregiudizio culturale, che affida al gregge il senso del giusto, annullando e uniformando i comportamenti ritenuti scomodi. Un ‘atmosfera armonica scura e oppressiva si sviluppa fino a sublimare in un fortissimo orchestrale, con archi e ottoni, e chitarre alla Death in Vegas.

L’album è arricchito dalla progetto visivo firmato da Marco Cendron, fondatore e direttore creativo di POMO. Il soggetto delle copertine del disco e dei singoli sono il frutto del dialogo con una AI istruita a riconoscere i volti delle persone che hanno ispirato e contribuito alla creazione di “Unconscious ID”. Come spiega Cendron stesso “Abbiamo usato sia i volti delle voci, sia i volti delle persone che hanno portato i Madame X a questo nuovo progetto: sono volti che incrociano piaceri e traumi e abbiamo deciso di trattarli senza dare nessuna distinzione di giudizio o di valore morale. Una volta istruita l’AI abbiamo ottenuto immagini che, in modi diversi, sono la somma di tutte le persone coinvolte. Possiamo intendere queste immagini come indici di una moltitudine o come nuove identità. Abbiamo deciso di allontanare da influenze emotive la posizione autoriale e per questo abbiamo scelto di usare un AI per generare queste immagini. Sono volti? Sono veri?”