Quando i Ronin annunciano un nuovo disco c’è sempre bisogno di un “previously on…”, come si trattasse di una serie tv. E infatti, prima di immergersi nel loro quinto album, si deve fare un passo indietro: eravamo rimasti allo splendido “Fenice”, cui era seguito un tour monstre tra l’Italia e l’Europa, così lungo, serrato e stremante da lasciare svariati pezzi per strada, con l’eccezione del deus ex machina e titolare del progetto Bruno Dorella. Ma nessuna catastrofe, perché fa parte dello spirito dei Ronin il reinventarsi continuamente, come un samurai senza padrone, come pirati e gentiluomini che oggi ci sono, domani chissà. Ci vuole ben altro a fermare Dorella, che tra OvO, Bachi da Pietra e Ronin (appunto) è sempre più un totem tra gli indipendenti italiani: si è preso il tempo necessario per scegliersi dei nuovi coprotagonisti, strumento per strumento, e ora (ri)comincia con Diego Pasini (Action Men e Cacao) al basso, Matteo Sideri (Ex Above The Tree And The E-Side) alla batteria e Cristian Naldi (Fulkanelli) alla chitarra, una formazione giovane ma già potentissima, nell’attitudine come nella tecnica musicale. Con queste premesse è nato “Adagio Furioso”, un titolo più che mai rappresentativo ed evocativo nell’unire i sentimenti contrastanti che da sempre costituiscono l’anima di Dorella e dei Ronin, la tradizione classica e melodica con l’urgenza espressiva del punk, le carezze con le sferzate. Sentimenti che si manifestano tutti nella lunghissima “La Cinese”, che apre il disco e che acquista epicità e spessore con gli archi di Nicola Manzan, mentre le tre successive “Ravenna”, “Gilgamesh” (con il flauto di Claudia Muratori) e “Caligula” danno un saggio delle diverse velocità in cui questi rinnovati Ronin amano tessere le proprie trame sonore, che partono dalle sei corde di Dorella ma che prendono tangenti differenti, si immergono, diventano giochi, si appoggiano sul basso o sui tantissimi colpi di batteria, rimangono nude o si stratificano fino alla saturazione. “Far Out” divide a metà il disco, ed è l’unico episodio cantato: Francesca Amati torna a collaborare con i Ronin prestando la propria voce e, insieme a Glauco Salvo (ovvero l’altra metà dei Comaneci) e all’ex Nicola Ratti, contribuisce a dare liquidità e respiro al pezzo; quasi un paradosso, visto che è l’unico brano suonato in sette. La traccia che dà il nome all’album, a cui ha contribuito Matt Howden (in arte Sieben) con il suo violino, è cadenzata e complessa, a volte sembra chiudersi su se stessa a volte si apre improvvisamente, mentre “Catfish” all’apparenza è più lineare ma nasconde giochi percussivi delicatissimi e chitarre che si arrampicano le une sulle altre. Idem per la nervosa “Preacher Man”, che sfoggia degli inserti quasi rock. Serra le fila “Ex”, inizialmente più dilatata e maggiormente nei canoni che hanno reso lo stile dei Ronin inconfondibile, subito prima di impazzire ed esplodere per un finale di disco da togliere il fiato. Il tutto è stato preso e portato a Londra da Tommaso Colliva (Calibro 35, Muse), che ha mixato “Adagio Furioso” giocando sull’immaginario dei Ronin e restituendo un disco che è dolcemente macabro, eroicamente perdente, epicamente morbido. Esattamente come sono i Ronin, che nonostante gli anni e gli avvicendamenti hanno un’identità granitica, uno stile multiforme ma sempre riconoscibile, che si sviluppa come i movimenti della musica classica ma che strizza l’occhio alla Londra del 1975. E con “Adagio Furioso” lo dimostrano dal primo all’ultimo secondo.
Fenice
Una Fenice che rinasce dalle proprie ceneri, perché a due anni di distanza da “L’Ultimo Re” è proprio quello l’effetto invocato dai Ronin, rinnovati strutturalmente e nelle intenzioni. Se il tenutario della sigla Bruno Dorella si staglia ancora una volta a fondamenta del nuovo disco, che il giusto tributo sia pagato agli altri cospiratori che chiudono ufficialmente il quartetto. Musicisti di comprovato talento ed esperienza internazionale, come Nicola Ratti – all’altra sei corde – l’anima più sperimentale della band, che può già vantare un’ invidiabile discografia solista con album pubblicati per prestigiosi marchi europei quali Anticipate Recordings (del gruppo Kompakt) o l’italianissima Die Schachtel. Specialista in escursioni ambient-drone si dedica in “Fenice” a tinteggiare con pennellate decise i brani originali. Il trittico iniziale del disco – “Spade”, “Benevento”, “Selce” – è una pura carrellata country-psichedelica, quasi un Ry Cooder intento a sonorizzare il capolavoro di Jodorowski ‘El Topo’. Si affaccia poi la sezione ritmica – in parte rinnovata – costituita da Chet Martino al basso (Quasiviri) e dal nuovo ingresso alla batteria di Paolo Mongardi, figura eclettica del nostro panorama musicale avendo spaziato dalla psichedelia dei Jennifer Gentle alla dirompente matematica di Zeus! attraverso il pop d’autore de Il Genio. E le altalene di “Jambiya” sono già il primo ideale punto di rottura del disco. Sembrano stridere le corde di Sir Richard Bishop e dei suoi Sun City Girls (ma anche quelle mistiche di Trey Spruance coi Secret Chiefs 3) in questa danza western, che si impenna in uno spietato jazz noir morriconiano – via downtown newyorkese – grazie al piano di Enrico Gabrielli. Sfioriamo una quiete ideale con le corde di “Fenice”, dove il violino di Nicola Manzan (Bologna Violenta) assume toni descrittivi e malinconici. E’ il preludio al trasversale omaggio ad un crooner per eccellenza come Frank Sinatra. Lo spleen di “It Was A Very Good Year” – del paroliere ed arrangiatore Ervin Drake – è una sorta di giro di boa, unico brano cantato del disco, interpretato magistralmente dalla cantautrice da ‘esportazione’ Emma Tricca, un contrappasso quasi lynchiano scandito da corde mistiche e dall’organetto dal sapore vintage di Umberto Dorella (padre di Bruno). Si swinga in “Gentlemen Only” e si sceglie la via del ricamo elettro-acustico su fondali drone nella sospirata apertura di “Nord”, tanto per dire della statura artistica di un gruppo capace di spiazzare anche il più maniacale musicofilo. Quando “Conjure Men” ci indica la via d’uscita, come speziato titolo di coda, in cuor nostro c’è la certezza di assistere ad una replica dello spettacolo. I fiati di Gabrielli (flauto e sax), Raffaele Kohler (tromba) e Luciano Macchia (trombone) sono l’orchestrazione più nobile per un finale ad effetto, epilogo di una carrellata trionfale.
Progetti in corso
Progetti conclusi
- Anguish
- Any Other
- Apocalypse Lounge
- ARTO
- Bachi Da Pietra
- Big Mountain County
- Bobby Previte
- Bobby Previte, Jamie Saft, Nels Cline
- Brovold/Saft
- Cabeki
- Calibro 35
- Canadians
- Capra
- Cesare Livrizzi
- Chat Noir
- Coma Berenices
- Comaneci
- Cuong Vu 4tet
- Daniele Ledda
- Dave Liebman, Adam Rudolph, Hamid Drake
- Dave Liebman, Adam Rudolph, Tatsuya Nakatani
- Dulcamara
- Egle Sommacal
- Egokid
- Emma Tricca
- En Roco
- Eraldo Bernocchi
- Eraldo Bernocchi, FM Einheit, Jo Quail
- Francesco Bucci
- Francesco Guerri
- Gaudi
- Giorgi Mikadze
- Giovanni Succi
- Hannah Williams & The Affirmations
- Hate Moss
- His Clancyness
- Hit-Kunle
- Horseloverfat
- Humanbeing
- J. Peter Schwalm, Stephan Thelen
- J.Peter Schwalm
- J.Peter Schwalm, Arve Henriksen
- J.Peter Schwalm, Markus Reuter
- Jamie Saft
- Jamie Saft Quartet
- Jamie Saft, Bobby Previte, Steve Swallow e Iggy Pop
- Jamie Saft, Steve Swallow, Bobby Previte
- Jo Berger Myhre
- Joshua Trinidad
- Jü
- Kick
- Kingfisher
- Kristina Jacobsen
- La Band del Brasiliano
- La Città di Notte
- LACOSA
- Laura Loriga
- Le bandesonore
- Led Bib
- LEF
- Levriero
- Liquido Di Morte
- Lorenzo Feliciati
- Lorenzo Feliciati, Michele Rabbia
- Low Standards, High Fives
- Magnet Animals
- Manetti!
- Marco Frattini
- Marilyn Mazur
- Massimo Martellotta
- Merzbow, Keiji Haino, Balazs Pandi
- Merzbow, Mats Gustafsson, Balás Pándi
- Mike Pride
- Missincat
- Movie Star Junkies
- Movimento Artistico Pesante
- Mumpbeak
- My Gravity Girls
- Neko At Stella
- Nelide Bandello
- News For Lulu
- Non Voglio Che Clara
- Norman
- O.R.k.
- Obake
- OoopopoiooO
- Orange Combutta
- Ornaments
- Ornaments/ZEUS!
- Ottone Pesante
- OTU
- Oui! The North
- OvO
- Palazzo
- Paolo Cattaneo
- Paolo Spaccamonti e Ramon Moro
- Peter Kernel
- Philipp Gerschlauer and David Fiuczynski
- Recall Madame X
- Red Kite