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La Città di Notte

La Città di Notte nasce dall’incontro di quattro musicisti provenienti da diverse band del panorama musicale sardo (King Howl, Dancefloor Stompers, Stone Seeds), accomunati dalla passione per la musica afroamericana e lo swing italiano anni ’50. Il loro primo album, che porta lo stesso nome, è composto da undici brani che spaziano dal blues al cool jazz alla canzone italiana, in cui tali influenze formano un linguaggio musicale coeso e uniforme. La band ha esordito nel marzo del 2019 suonando nei live club sardi e in festival internazionali come Dromos e Karel Music Expò. Nella primavera del 2020 due singoli, “Sconfitta” e “Buscaglione”, hanno anticipato l’uscita dell’album per Solid Music/Talk About Records, con distribuzione Goodfellas.
La Città di Notte nasce dall’urgenza di descrivere le due facce della vita notturna: quella contemplativa, scura ed evocativa della città vuota avvolta dalle tenebre e illuminata da pallide luci e quella caotica dei locali di piccole dimensioni, in cui si beve, si balla, si suda e ci si consuma. Musica scura dove trovano rifugio storie ai margini della notte, ai bordi della strada o dentro i bar.
L’album si apre con uno shuffle-blues energico ed incalzante, in cui cinicamente vengono esposte le istruzioni da seguire “Il giorno in cui morirò”, seguito dall’avvolgente ed intenso latin di “Cosa ne hai fatto di me”, brano dalle tinte malinconiche in cui il vivido ricordo della femme fatale è offuscato dal rammarico per essersene perdutamente innamorato. Il viaggio nei meandri oscuri della coscienza è iniziato e dunque ci immergiamo nella romantica e invernale “St. John’s”, in cui il vento gelido risulta essere quasi tiepido in confronto alla bufera interiore che fa naufragare i due protagonisti; “Una lettera” invece è una sommessa premonizione in cui la melodia del pianoforte e le parole del testo si fondono, l’una svelando e l’altra celando ciò che avverrà. La prima metà del disco si chiude sul tributo allo stile blues di quella straordinaria città che è New Orleans, in cui viene descritto quel “Vecchio Amico” inconcludente, sbadato, un po’ bugiardo a cui, nonostante tutto, vogliamo un bene dell’anima. Segue “Solo”, che con la dolente melodia del pianoforte ci trasporta in un’atmosfera plumbea, in cui la tempesta emotiva non esplode mai, metafora di quell’amore perduto con cui si è disposti anche a litigare pur di condividere ancora un momento insieme lontano dalla solitudine. Con “Buscaglione” il protagonista affoga tutti i suoi dispiaceri nell’alcool e nel gioco d’azzardo per poi maledire il casinò strizzando l’occhio al citato Fred a Paolo Conte e al Rock’N’Roll italiano di fine anni ’50 di Adriano Celentano. In “Belzebù”, sornione easy jazz dalle tinte blues, lo sfortunato protagonista è indeciso se rivolgersi o no al demonio per risolvere i suoi problemi. “La Città di Notte”, brano meditativo, noir intriso di cool jazz, manifesto dichiarato dell’estetica della band, è la descrizione di un viaggio in macchina da soli, di notte, per le strade vuote di Cagliari in cui non è chiaro se il buio è attorno a noi o dentro di noi. Il disco si chiude con due tributi alla musica d’oltre oceano, il country blues “190-26” e l’appassionato “Gospel della fine del mondo”: il primo racconta la storia di un camionista e del suo mezzo, sinonimo di libertà, mentre il secondo è una dichiarazione d’amore, in cui anche se il mondo finisce, almeno ho conosciuto una come te!