Aufbruch

“Aufbruch”, il titolo dell’album che vede il debutto della collaborazione tra il compositore elettroacustico J. Peter Schwalm e il chitarrista Markus Reuter, si traduce come “partenza” o “emergenza”. Entrambe le definizioni esprimono un concetto adatto al mondo sonoro potente e coinvolgente che hanno creato insieme, ma ancora più suggestiva è l’ambiguità tra i due significati. Perché la musica di “Aufbruch” si configura sia come un viaggio di scoperta che come una risalita dalle più oscure profondità del subconscio. Iniziato da remoto e pienamente realizzato come una collaborazione di persona, “Aufbruch” è pervaso da un senso di minaccia, da un’atmosfera cupa e angosciata eppure riesce a suggerire ottimismo. “Sembrava che avessimo lo stesso tipo di immagine nelle nostre menti”, dice Reuter. “Un futuro distopico in cui il paesaggio urbano industrializzato del passato ha cominciato a ricoprirsi di verde – muschio e alberi e foglie”. È vero che le condizioni globali in cui l’album è stato prodotto potrebbero prestarsi a pensieri di ricostruzione dopo un disastro apocalittico piuttosto che all’idea più speranzosa di prevenire del tutto tali disastri. Il fatto che Reuter e Schwalm abbiano creato un set così vivido e cinematografico al loro primo incontro dà l’idea di quale immaginazione e doti di intensa empatia musicale siano entrambi dotati. Dopo aver scambiato file in un primo tentativo di collaborazione a distanza, la coppia ha deciso con entusiasmo di improvvisare insieme di persona. “Quando ci siamo incontrati per la prima volta nel mio studio e abbiamo iniziato a improvvisare, era chiaro a entrambi che uno scambio diretto era almeno dieci volte più efficace”, spiega Schwalm. “Abbiamo gettato le basi per undici pezzi in quattro ore”.
Reuter ha portato in dote la musica sulla sua touch guitar sviluppata in proprio, elaborata digitalmente e manipolata in tempo reale. Schwalm ha aggiunto i suoi colori attraverso suoni di synth di nuova concezione e poi ha modificato le improvvisazioni nelle loro forme finali. Su due tracce il duo è affiancato dalla notevole vocalist Sophie Tassignon, nata in Belgio e residente a Berlino, la cui presenza restituisce una traccia umana alle creazioni digitali. “Markus è il pittore e io sono lo scultore”, dice Schwalm. “Ciò che ha reso molto piacevole lavorare insieme è che lui ha incorporato tante idee nel processo di lavoro e mi ha dato il via libera per fare ciò che volevo con loro”. “Per me è un mistero come Peter faccia quello che fa”, aggiunge Reuter. “Non capisco bene il processo interno che usa per prendere le sue scelte, ma ogni decisione che ha preso era perfetta per me”.
Entrambi gli artisti possono vantare una storia di collaborazioni brillanti. Nel 1998 l’ensemble electro-jazz di Schwalm, Projekt Slop Shop, ha catturato l’attenzione di Brian Eno, dando vita a una collaborazione di sei anni che ha incluso la registrazione dell’album Drawn From Life, la composizione della colonna sonora del film Fear X di Nicolas Winding Refn e la creazione di un’installazione sonora multicanale nel cratere del Vulcano del Cuervo sull’isola spagnola di Lanzarote. Schwalm ha pubblicato “Musikain”, il primo album a suo nome, nel 2006; da allora ha pubblicato altri quattro album, gli ultimi tre per RareNoise: “The Beauty of Disaster” nel 2016, “How We Fall” nel 2018, e “Neuzeit” con il trombettista norvegese Arve Henriksen lo scorso anno. Il lavoro di Reuter come discografico, solista e collaboratore spazia e spesso fonde la loop music elettrofonica, la musica classica contemporanea, il progressive e l’art rock, la musica industriale, il world jazz, la jazz fusion, le canzoni pop e la pura improvvisazione. Nel corso di una carriera di due decenni, è stato membro di numerose band, ensemble e progetti (tra cui Centrozoon, Stick Men, Tuner, The Crimson ProjeKct e Europa String Choir), nonché artista solista. La sua prolifica produzione fa da ponte tra i generi sia all’interno che tra i progetti, e ha lavorato con una vasta gamma di musicisti esplorativi tra cui Ian Boddy, Robert Rich, Tim Motzer, Mark Wingfield, Asaf Sirkis, Kenny Grohowski e diversi membri dei King Crimson. “Markus è estremamente produttivo ed creativo e non è entrato in studio come chitarrista solista, ma come co-sound designer, co-improvvisatore e co-compositore” dice Schwalm.
La title track che apre l’album avvolge l’ascoltatore in una vorticosa nube di rumore creata da una brulicante distorsione, mentre nella inizialmente più tranquillizzante “Von Anbeginn” i barlumi sonori sono intagliati in un ronzio sottostante, che cresce sempre più fino a quando il pezzo esplode in ritmi industriali. I toni riverberati di Reuter fluttuano senza peso all’inizio della cupa “Rückzug”, mentre la ritmica di “Abbau” suggerisce l’immagine della pioggia che batte sulle travi arrugginite di una fabbrica abbandonata. Il rumorismo tremolante di “Ein Riss” offre l’incarnazione più inquietante dello spirito dell’album, mentre il ritmo primitivo di “Der lange Weg” crea la sensazione di assistere ad una parata spettrale. L’improvvisa apparizione della voce eterea di Sophie Tassignon su “Lebewohl” è quasi scioccante per la sua capacità di inserire una elemento organico in una sequenza tanto sintetica, creando un’atmosfera più aperta e ariosa. Tassignon arricchisce anche la traccia seguente, “Losgelöst”, trasformandosi a sua volta in uno strumento, uno degli strati tra i tanti che contribuiscono a creare un suono ibrido di una traccia che sfiora gli 8 minuti. L’album si chiude con la eterea e quasi beata “Abschied”, uno sguardo più positivo verso un futuro incerto.