Change in the Air

Il trombettista americano Cuong Vu torna con il seguito dell’apprezzatissimo “Ballet: The Music of Michael Gibbs” (RareNoise Records, aprile 2017) insieme agli stessi compagni di avventura: il gigante della chitarra Bill Frisell, il bassista Luke Bergman e il batterista Ted Poor, a formare un quartetto pronto a superare gli steccati in questo nuovo “Change in the Air”. Il nuovo album, che uscirà a fine settembre sempre per RareNoise, è composto da dieci brani originali alla cui composizione hanno partecipato tutti i quattro membri dell’ensamble. Dalla apertura a tinte noire affidata a un brano firmato da Poor, la sognante “All That’s Left of Me Is You”, alla più dinamica “Must Concentrate” di Bergman, dalla delicata “Look, Listen” composta da Frisell, alle spigolose “Round and Round” e “March of the Owl and the Bat” di Vu, in questo album i quattro stellari musicisti mostrano di essere davvero sulla stessa lunghezza d’onda e di aver realizzato un disco con una rara ricchezza di nuance e di profondità di comunicazione. Vu spiega che è stato un impegno collettivo “L’unica cosa da leader che ho fatto è stato fare in modo che ognuno inserisse correttamente nel proprio calendario i giorni da dedicare alle prove e alle registrazioni. Quasi un lavoro di segreteria. Ma fin dall’inizio l’intenzione era che ognuno portasse dei pezzi sui cui lavorare tutti insieme. E’ un gruppo di persone con cui sapevo di potermi lasciare andare e fidarmi, perché tutti desideravamo creare la migliore musica possibile dalla nostra interazione”. Poor conferma che il lavoro di gruppo è stato molto naturale “Cuong ci ha invitati fin dall’inizio a contribuire, avevamo bisogno di un certo quantitativo di brani su cui lavorare e, dopo aver suonato molto insieme in passato, le idee sull’identità del progetto e sul tipo di suono erano ormai chiare”. Ecco come Vu illustra il suo punto di vista su ciascuno di questi musicisti: “La scrittura di Bill Frisell, come il suo modo di suonare, può sembrare inizialmente molto semplice, per quanto sempre piena di personalità. Ma quando con pazienza ti inoltri nella sua musica scopri che è piena di livelli di informazioni, messi insieme con grande coesione. I suoi brani possono essere suonai da ogni tipo di insieme di strumenti e arrangiati in ogni modo e quello che lui voleva esprimere emergerà comunque e l’ascoltatore lo troverà sempre bellissimo ed emozionante. La scrittura di Luke Bergman è brillante, ironica e divertente come lui. Ha sperimentato un’ampio ed eclettico spettro di generi musicali ma fondamentalmente la sua è la visione di un bassista da rock band. Secondo me questo emerge nella musica che compone. In Ted Poor trovo impressionante la capacità di penetrare profondamente nell’essenza di ogni genere musicale e di assorbirla. Questo, insieme ad una grande sicurezza tecnica, lo rende versatile e adatto a risolvere ogni situazione musicale e non mi sorprende che i tre pezzi portati da lui siano così diversi l’uno dall’altro e ciascuno estremamente radicato nello specifico contesto musicale da cui provengono”. Bill Frisell, che si trasferì da New York a Seattle nel 1988 per restarci per ben 30 anni, spiega che la nascita di questo quartetto è strettamente legata alla Emerald City dove tutti loro si sono progressivamente trasferiti, incrociando poi i proprio percorsi musicali fino al punto di riunirsi un quartetto per lavorare al primo disco dedicato al compositore e arrangiatore, mentore di Frisell, Michael Gibb, dando così la luce alla loro prima uscita discografica sotto il nome di Cuong Vu 4-Tet. Frisell nel nuovo disco oltre ai suoi autorevoli assoli, offre con la sua chitarra un accompagnamento di tipo “pianistico” in molti brani, lui stesso spiega di essere grande fan di maestri dell’accompagnamento come Hank Jones, John Lewis, Tommy Flanagan, Richie Powell, Horace Silver. “Ovviamente io amo sentire un grande assolo, ma quello che davvero mi esalta è cercare di capire cosa sta succedendo nell’intero gruppo che sta suonano e come i vari pezzi stanno insieme. Quando ascolto la band di Miles con Herbie Hancock, Ron Carter, Tony Williams e Wayne Shorter.. mio Dio! Ogni nota che producono in ogni istante è sbalorditiva ed essenziale. La magia è creata da come suonano insieme”. Riguardo alla scelta del titolo dell’album Vu racconta che è molto legato alle vicende politiche e sociali degli ultimi anni: “Non ho mai provato così tanta ansia per il futuro, a livello ecologico-ambientale e ovviamente, in considerazione della leadership del nostro Paese, a livello politico. Ho paura che quello che ci ha portati a questo punto e ciò che sta succedendo oggi, che mi appare già così sconvolgente e pericoloso, non sia che l’inizio. Sono molto spaventato e spero di essere solo paranoico”.