Chi

Nella tradizione filosofica taoista il termine “CHI” (o Qi) descrive l’energia che anima l’universo, il soffio della vita che permea tutta l’esistenza e che, canalizzato, può creare la scintilla di qualcosa di potente. É quel che accade in questo primo lavoro del trio formato dal grande sassofonista e maestro di jazz Dave Liebman e dai due percussionisti Adam Rudolph e Hamid Drake: attingendo alla forza spirituale che CHI nasce questa collaborazione ispirata alle radici più profonde e tradizionali quanto alla creatività più fresca e contemporanea.
In uscita a fine febbraio per RareNoise, “Chi” mette insieme tre grandi musicisti per una viaggio nella composizione spontanea che lascia senza fiato, una avventurosa e lunga sessione di improvvisazione che riesce a mantenere una struttura architettonica solida, pur offrendo continue e inaspettate svolte. Senza dare mai segno di quei momenti deboli che ci si potrebbe attendere da una collaborazione appena nata, la musica è vivida e potente dall’inizio alla fine dell’album. Il disco nasce dall’unica esperienza di condivisione di palco avvenuta tra i tre musicisti fino ad allora ed è frutto della registrazione avvenuta in una sera di primavera al The Stone presso la New School di New York City.
Rudolph e Drake hanno condiviso quasi mezzo secolo di collaborazioni, che risalgono alla loro adolescenza comune a Chicago. I due si sono conosciuti in un negozio di strumenti musicali a 14 anni e da allora hanno coltivato una amicizia profonda e fertile sul piano creativo. Nel corso dei decenni hanno lavorato spesso insieme, al fianco di artisti come Don Cherry, Yusef Lateef, Fred Anderson, Pharoah Sanders e Hassan Hakmoun, oltre che nei rispettivi ensemble. “Siamo cresciuti condividendo la stessa ricerca, studiando non solo la storia delle diverse tradizioni musicali, ma anche la cosmologia e le pratiche spirituali che stanno dietro a tali tradizioni, alimentando un comune percorso di ricerca ed espressivo, uno scambio che si è sempre rinvigorito nel tempo” spiega Drake. L’aggiunta di Liebman è certamente un elemento importante per continuare ad alimentare questa fiamma. E mentre questa registrazione segna il primo incontro tra Drake e il grande sassofonista, Liebman aveva già lavorato con Rudolph negli ultimi anni. I due si conobbero durante un’altra session allo Stone nel 2016 e quell’incontro si trasformò poi nella nascita di un trio con il percussionista giapponese Tatsuya Nakatani, che diede vita all’album “The Unknowable” uscito nel febbraio 2018 su RareNoise. Ovviamente ben prima di quel momento sia Rudolph che Drake erano stato influenzati dal lavoro di Liebman con icone come Miles Davis e Elvin Jones. Rudolph riserva un grande complimento a Liebman quando lo indica come un “ritmico”, un termine che riserva solo ai grandi dell’improvvisazione. “Non tutti coloro che suonano la melodia sono dei ritmici – spiega Rudolph – significa che hai un senso del fraseggio e del tempo veramente evoluto. Dave è passato dalle scuole di Elvin Jones e Miles Davis e devi essere un ritmico supremo per superare una simile esperienza. Hamid ed io abbiamo sviluppato un linguaggio unico e tutto nostro, insieme. E Liebman non solo riesce a seguirci ma riesce ad entrarci pienamente e a farlo sviluppare ulteriormente”.
Dal canto suo Liebman ha sempre trovato una grande fonte di ispirazione nel suono della batteria, il che lo ha reso il partner ideale per un duo di virtuosi percussionisti. Si può andare indietro nel tempo al 1974, quando il secondo album di Liebman come leader, intitolato programmaticamente “Drum Ode”, ospitò una vera carrellata di stelle della batteria e delle percussioni provenienti da diverse tradizioni come Bob Moses, Barry Altschul, Badal Roy, Patato Valdez, Collin Walcott e Jeff Williams. “La batteria è sempre stato un punto focale per me, più ce n’è meglio è” spiega Liebman “In questo caso mi sono girato e vedendo cosa questi due ragazzi avevano sistemato dietro di me mi sono sentito come su un set di Hollywood. Se ti piazzi in mezzo a tutto quel ritmo finirai sicuramente col suonare qualcosa di avventuroso e molto diverso dal solito.” Il set di strumenti cui parla Liebman include quello tipico di Rudolph, composto da kongos, djembe e Tarija, così come da una varietà di altri strumenti a percussione e dal liuto Gnawa a tre corde conosciuto come sintir. Drake ha invece arricchito la sua batteria con un possente tamburo a cornice e un’arsenale di percussioni. Al fianco di tutto ciò troviamo sia Rudolph che Liebman prendere il posto a turno al pianoforte, mentre Rudolph ha contribuito anche con parti vocali e con le infinite possibilità offerte dall’elettronica. L’album si apre col bagliore elettronico di “Becoming” a cui si aggiungono prima il flauto in bambù, poi l’intreccio del pianoforte e dei cimbali di Drake, fino all’ingresso del sax tenore di Liebman. “Flute” è impostato sulla ritmica incrociata e possente di Rudolph e Drake, intorno a cui Liebman costruisce onde e spirali col sax soprano. Un dialogo più sospeso e stuzzicante tra i due percussionisti avvia “Continuum,” in cui penetra successivamente il lamento acuto del sax soprano di Liebman, stabilendo una tensione che resta alta fino alla fine del brano. “Formless Form” comincia su una nota cupa e minacciosa suonata al piano da Liebman, accentuata dalla atmosfera lieve generata dalle deboli percussioni. Questo pezzo è un capolavoro costruito lentamente attraverso il passaggio da solido controllo dello spazio a una scatenata cavalcata di discordanti suoni. L’irresistible potere delle percussioni è evidente nel frenetico dialogo che apre il brano più lungo dell’album, “Emergence.” La complicità naturale tra i tre musicisti è in massima evidenza nell’evoluzione organica di questi 13 minuti, in cui ci muoviamo tra la sinuosa danza del sax soprano di Liebman e gli ipnotici vocalizzi di Rudolph. Il sintir di Rudolph fornisce la piattaforma della conclusiva “Whirl”, anch’essa ipnotica nel suo impulsivo fluire.
Anche se la forza vitale che questa musica cerca di descrivere è stata nominata in molti modi nelle varie culture, il trio ha scelto la parola Chi in onore degli studi, condivisi da Drake e Rudolph, delle arti marziali cinesi e in particolare degli esercizi del T’ai chi ch’uan. “Questa filosofia di vita ha dato forma alla nostra visione del mondo,” spiega Rudolph “Il Taosimo è centrato sull’essere connessi con la natura, il Chi è composto dallo Yin e dallo Yang del ricevere e della azione. Musicalmente questo si traduce in un flusso e riflusso di ascolto e di generazione di idee. La bellezza della musica di “Chi” deriva dal fatto che tutti stavamo ascoltando e lasciando che la creatività fluisse in modo molto naturale, organico e spontaneo”.