Clavius

Daniele Ledda è un musicista, compositore e docente di musica elettronica del Conservatorio di Cagliari, con un curriculum pieno di sperimentazioni, collaborazioni internazionali e attività di ricerca artistica multidisciplinari, il quale però solo con questo “Clavius” esordisce discograficamente a proprio nome. Lo fa con un progetto musicale che origina dalla costruzione di alcuni strumenti da parte dello stesso Ledda, partendo da alcuni strumenti a tastiera tradizionali. Clavius è il nome da lui dato ad una famiglia di strumenti auto-costruiti partendo dal concetto di “pianoforte preparato” di John Cage. Con Clavius Ledda sperimenta le possibilità di fusione tra analogico e digitale, spingendo al limite l’idea di preparazione fino a giungere alla definizione più consona di strumento aumentato pilotato analogicamente da una tastiera.
Il progetto è partito gradualmente, inizialmente legato ad alcune esibizioni live in cui si affiancavano la sperimentazione strumentale e la passione per la fotografia cameraless (tecnica storica e legata alla fotochimica in bianco e nero) dello stesso Ledda; in una seconda fase sono state pubblicate in digitale le interpretazioni per Clavius di due brani celebri: “Teardrop” dei Massive Attack e “Music For Airports” di Brian Eno. Arricchito successivamente da tre brani originali, composti per i Clavius dallo stesso Ledda, e corredato da alcuni video per Youtube con l’affascinante racconto degli strumenti, il progetto dà vita ora ad un album, in uscita a fine settembre 2022 per Ticonzero.
Ledda racconta così l’ideazione e la costruzione dei suoi strumenti “Il primo strumento, Clavius8, riguarda la scomposizione dello strumento pianoforte, separando il sistema tastiera-martelli che costituisce la meccanica, dalla cordiera, sostituendo quest’ultima con una serie di altri oggetti percussivi, quali piatti, tamburi campane e tubi, che vengono percossi dai martelli. La seconda fase è stata la creazione di un clavicordo ibrido, il Clavius3, che usa il sistema a tangenza e la tecnica chitarristica del tapping e ha delle corde libere messe in vibrazione da un campo elettromagnetico e da un arco di violino. Sono poi passato all’aumentazione del pianoforte tradizionale con Clavius7, che viene privato della naturale risonanza acustica per favorire un trattamento elettronico complesso del suono, con l’aggiunta di alcuni pedali, che creano delle variazioni timbriche sulle corde, e di sensori che tendono a rendere lo strumento aumentato.”
La famiglia Clavius si è espansa e gli strumenti sono attualmente cinque. L’idea politica che si manifesta nella ideazione e realizzazione dei vari Clavius è quella di non accontentarsi dello strumento dato dall’industria, dal sistema, dalla tradizione, ma quella di costruirlo o di ricostruirlo da soli. E’ una vera forma di DIY, che si concretizza nella fisicità materiale e acustica dello strumento, non in ottica passatista dal momento che va in parallelo alla digitalizzazione attraverso l’aumentazione. Questa pratica porta in sé una sostenibilità intrinseca, perché gli strumenti nascono dal riutilizzo di parti di pianoforti e clavicordi dismessi e non contengono parti in plastica.
Per Ledda i Clavius sono strumenti musicali a tutti gli effetti e come tali non autoreferenziali, ma in grado di affrontare la letteratura e il repertorio, da questo deriva la scelta di includere nel disco le due cover. Spiega Ledda stesso “Naturalmente l’operazione è stata anche una sfida, visto che tutte le parti sono suonate in tempo reale senza sovraincisioni. “Teardrop” è sicuramente quella che stilisticamente è più lontana dalle mie intenzioni timbriche e compositive, mentre “Music for Airports” è legata all’idea di suonare dal vivo questo brano proprio in un aeroporto, avvenimento piuttosto raro ma che è avvenuto il 24 agosto 2021 allo scalo di Elmas Cagliari”. In “Teardrop” Ledda ha usato Clavius8 e Clavius3, mentre in “Music for Airports” sono stati utilizzati tutti i cinque Clavius costruiti. Nell’album troviamo poi i brani originali che si concentrano su aspetti specifici del singolo strumento: la percussiva e tribale “Studio#1” è realizzata con Clavius8 e Clavius7, la complessa e più ibrida “Studio#2” con Clavius7 e Clavius3, mentre “Studio#4”, coi suoi sapori space, è suonata solo con Clavius3.
Recentemente Daniele Ledda ha cercato di unire il progetto con il suo precedente Snake Platform, che implica l’improvvisazione guidata, cioè una forma di composizione istantanea attraverso una direzione gestuale, nettamente differente dalla direzione d’orchestra tradizionale. Sta quindi creando delle trascrizioni per orchestra da camera (composta da un quintetto d’archi, un quintetto di fiati e percussioni) degli studi di Clavius per creare dei concerti nei quali Ledda suona i suoi Clavius, ma dirige anche l’orchestra tramite il vocabolario gestuale di Snake Platform.