Embrace

Per il seguito del suo album, interamente dedicato all’improvvisazione, “Strength & Power” – disco uscito nel 2016 che vedeva ospiti Jamie Saft, Trevor Dunn al basso e Balazs Pandi alla batteria) – il sempre avventuroso compositore e trombonista Roswell Rudd ha scelto una strada molto diversa: questa sua seconda uscita su RareNoise Records è infatti dedicata ad alcuni standard del jazz, amati e suonati durante la sua lunga e illustre carriera. Accompagnato dal brillante pianista Lafayette Harris, dal contrabbassista Ken Filiano e dalla incredibile voce soul di Fay Victor, l’ottantunenne maestro del jazz ci consegna in questo “Embrace” un lavoro di rara potenza e intensità. Questo intimo quartetto senza batteria costruisce un dialogo confidenziale tra i suoi membri, con Rudd e Victor che si esibiscono in alcuni scambi memorabili su classici come “Something to Live For” di Billy Strayhorn, “Goodbye Pork Pie Hat” di Charles Mingus, la bellissima ballata “Pannonica” di Thelonious Monk, lo standard “Can’t We Be Friends” e il traditional “House of the Rising Sun”.
Rudd si è espresso con parole di grande stima per i suoi partner di Embrace. “Lafayette Harris è uno dei migliori accompagnatori che abbia mai avuto al piano. E’ fantastico suonare con qualcuno che suona con tanta consapevolezza e quando lavoro con lui è come se lo avessimo fatto insieme tutta la vita. Kenny Filiano è un assoluto virtuoso del contrabbasso, in particolare con l’archetto. E’ un talento che il mondo deve scoprire. Fay Victor è invece una mia recente scoperta, la sua voce è uno strumento, una personalità, uno spirito e molto altro”. La prima collaborazione di Rudd con Filiano risale al 2000 (il contrabbassista infatti appare sull’album Broad Strokes di quell’anno e poi su The Incredible Honk del 2011), mentre Harris è presente su Keep Your Heart Right del 2008 (disco che presentava una formazione simile, cioè un quartetto senza batteria, e alla voce aveva Sunny Kim) e poi, anche lui, su The Incredible Honk. La Victor invece era apparsa solo come ospite sul più recente Trombone For Lovers, del 2013. “Mi piace suonare senza batterista ogni tanto, è qualcosa che ho fatto occasionalmente nel corso degli anni” racconta Rudd “riesco ad sentire molto meglio le parti armoniche dei cantanti quando non c’è la batteria. E’ come se per me avere solo la voce e il piano fosse meglio. Questa interazione è molto importante per me, qualcosa che ho imparato con Sheila Jordan e con altri vocalist con cui ho avuto la fortuna di suonare”.
Rudd tesse la sua trama delicatamente sulla dolce “Something to Live For”, brano del 1939 che fu la prima collaborazione tra Billy Strayhorn e Duke Ellington. Dopo una bellissima intro di pianoforte, Rudd suona la melodia con il suo strumento rauco, mentre la voce di Fay Victor entra solo a 3.30 e il trombone torna nell’ombra, restando a commentare la voce. A “Goodbye Pork Pie Hat” – brano di Mingus solitamente interpretato con un lento e quasi funereo passo – viene qui data una veste piena di ritmo, ai limiti del calypso. “Questa versione è nata suonandola insieme molte volte. Questo è quello che ne è venuto fuori alla fine” spiega Rudd. In questo caso Fay Victor mostra la sua prodezza nello scatting, prima di dedicarsi al testo che Rahsaan Roland Kirk scrisse per questo brano, includendolo nel suo album del 1976 The Return of the 5000 Lb. Man. “Abbiamo dato vita alla nostra versione, è un pezzo così coinvolgente che ogni personalità musicale finisce per crearne una sua interpretazione. E noi siamo questo: quattro personalità musicali che creano qualcosa di nuovo insieme, qualsiasi cosa stiano suonando” aggiunge Rudd. Fay Victor, sfoggiando un certo stile à la Betty Carter, si cimenta poi con lo swing di “Can’t We Be Friends”, anche in questo caso inserendo una parte di scatting in stretto dialogo con il trombone di Rudd. La versione del quartetto di “I Hadn’t Anyone Till You” di Ray Noble è ruvida e piena di energia, anche grazie al lavoro di Harris al piano con uno stile che ricorda quello di Fats Waller. Rudd in merito a questo brano racconta che è stato il primo della sua collaborazione con Fay Victor “Volevamo fare qualcosa insieme e lei ha proposto questo pezzo e io le ho detto ‘ottima idea, non ho mai trovato nessuno con cui suonarla. Facciamola’. Il nostro sodalizio è nato su questo pezzo e ci tenevamo a inserirla nel disco”. L’intro di “Too Late Now” (presente nel film del 1951 Royal Wedding, con protagonisti Fred Astaire e Jane Powell) è tutto di Filiano, che ci offre un saggio del suo virtuosismo nel suonare il basso con l’archetto, mentre la Victor interpreta il testo di Alan Jay Lerner con grande romanticismo. Il trombone di Rudd è protagonista di una versione da brividi di “House of the Rising Sun”, interpretata dalla Victor con uno stile espressivo che ricorda quello di Carmen McRae. La successiva “I Look in the Mirror” è un brillante pezzo swing scritto da Verna Gillis, storica partner di Rudd, che racconta “E’ una delle prime cose su cui abbiamo collaborato e nonostante il testo non l’ho mai percepita come una ballad triste, mi sembra di suonare il Dixie”. L’album si chiude con una interpretazione struggente di “Pannonica”, straordinaria ballad di Monk da lui composta nel 1956 come tributo ad una mecenate del jazz, la Baronessa Pannonica de Koenigswarter. Un brano che Rudd ha suonato innumerevoli volte dal 1962, quando con il sassofonoista Steve Lacy formò una band specializzata nel suonare la musica di Monk. “Io e Lacy suonavamo spesso Pannonica e più tardi, nel 2000, la registrammo per un nostro album intitolato Monk’s Dream. Ed ero abituato a suonarla con gli accordi originali di Monk, cioè in Do. Invece Fay è partita con una intonazione in La e abbiamo dovuto lavorarci un po’”. La Victor regala un’interpretazione intensa ed emozionante del testo di Joe Hendricks e altrettanto fa Rudd nel suo assolo su questo classico immortale.
Embrace è l’ultimo capitolo della straordinaria carriera di questo riverito trombonista, che iniziò suonando il Dixieland al college prima di dedicarsi al jazz d’avanguardia all’inizio degli anni ’60 con gente come Cecil Taylor, Archie Shepp, John Tchicai, Don Cherry e insieme al suo collaboratore di lunga data Steve Lacy. In tempi più recenti, il sempre curioso Rudd ha collaborato con musicisti del Mali (MALIcool del 2001), con musicisti tradizionali della Mongolia (Blue Mongol del 2005) e con musicisti latini (El Espiritu Jibaro del 2007). Nel 2009 ha raccolto i più grandi trombonisti viventi, insieme alla Gangue Brass Band del Benin, per Trombone Tribe e nel 2016 ha pubblicato il suo primo lavoro per RareNoise, Strength & Power.