Fake Dudes

Se c’è mai stato un momento nella storia che abbia avuto bisogno delle corrosive affabulazioni sonore del chitarrista-compositore-poeta Todd Clouser e dei groove astratti della sua band, i Magnet Animals, è questo. Sfiniti da quasi dodici mesi di isolamento causato dalla pandemia e sottoposti ad un’incessante raffica di follia politica dilagante in mezzo mondo, ci accorgiamo di avere bisogno dell’intelligenza e delle intuizioni surrealiste dei Fake Dudes come di un taumaturgico sermone. In uscita il 26 marzo 2021 per RareNoise Records, “Fake Dudes” è l’album che ha riunito i membri dei Magnet Animals – Clouser, che è nativo di Minneapolis ma vive a Città del Messico, il batterista Jorge Servin, il chitarrista Eyal Maoz e il bassista Shanir Blumenkranz (questi ultimi due sono anche membri degli Abraxas) – a quattro anni dal loro irresistibile debutto, intitolato “Butterfly Killer”. I fan di quel primo episodio discografico ritroveranno gli onirici paesaggi sonori e i groove soffocati, anche se le tracce del nuovo album rappresentano un miscela molto più feroce e claustrofobica.
Con un titolo che richiama uno dei grandi problemi della nostra era, quello delle fake news, “Fake Dudes” punta le armi in modo inequivocabile verso i buffoni e i demagoghi del presente, ma per ogni riferimento all’attualità politica c’è uno sguardo altrettanto caustico rivolto verso all’interno della nostra mente, con la denuncia della propensione dell’umanità alle fantasie rassicuranti e all’auto indulgenza, mentre la voce di Clouser raggiunge un tono abrasivo perfetto per rimuovere le illusioni, alla ricerca di una nuova prospettiva. “Io ho avuto la fortuna di poter suonare un sacco di musica diversa e di fare le cose che amo, ma gli ultimi tempi sono stati comunque un periodo difficile. È stato pesante elaborare tutto quello che succede nel mondo. A volte questo tipo di posizioni vengono definite politiche, ma è molto più ampio di così. La musica è sempre stata la strada per esprimermi in modi che non potrei altrimenti, permettendomi di esplorare dove stiamo andando e quale potrebbe essere il mio posto”, spiega Clouser, che continua “Questa è un band istintiva che fa musica istintiva. Ci siamo lanciati in questa combinazione astratta di musica e parole, dovendo mettere insieme un mix di personalità diverse. Non stiamo cercando di inviare un qualche grande messaggio o di esporre una visione ma di condividere le cose che abbiamo vissuto attraverso idee emerse in modo naturale”. La combinazione (e, a volte, la divertente collisione) di personalità musicali è quindi la chiave del suono di Magnet Animals. Mentre le melodie sono di Clouser, alla band è permesso di lasciare libero l’istinto improvvisativo, modificando e affinando i brani ovunque sia necessario.
L’apertura è affidata a “Believe”, con linee di chitarra strascicate distese su una ritmica incessante, intorno alle quali il testo e la voce declamante di Clouser denunciano il desiderio istintivo degli esseri umani di illudersi, di credere a fantasie anche contro l’evidenza dei sensi. “Burn the Whole Thing Down” è uno sfogo catartico che misura l’impulso nichilista che sta alla base del nostro attuale discorso pubblico. Segue la title track, una fantasia sulla natura sfuggente della verità in un mondo in cui ogni osservatore porta con sé le proprie idee e i propri preconcetti. Dopo un rave-up intro, l’impressionistica “Forecast in Rome” si lancia prima in un nervoso, a tratti trafelato, jazz-funk che verso la fine si trasfigura con un appassionato assolo psych. L’unico brano strumentale dell’album è con l’ipnotica e cinematografica “Freaks”. “Hell Is an Empty Place” è un’amareggiata riflessione sul fatto che le azioni hanno delle conseguenze – una verità a cui sempre più spesso si cerca di consentire ogni sorta di dolorose eccezioni. Una gradita e inaspettata dose di ottimismo si sprigiona dall’evanescente “I’m the One” mentre il pugno di ferro torna in “Man and Machine” in cui la potenza del quartetto traccia una linea immaginaria che unisce i Cream alla psichedelia di Hendrix fino ad arrivare alla decostruzione del post punk dei Minutemen. L’album si conclude con due simbolici appelli particolarmente attuali, prima in “The Call for the Cure” che cerca di dare un senso a un globo afflitto dalla pandemia, e poi nella pulsante “The Kids Are Gonna Win” che affida la speranza per il futuro nelle mani di una nuova generazione: la canzone è stata ispirata dall’audace risposta degli studenti riunitisi nel movimento che si oppone alle stragi e all’uso di armi nelle scuole.
La distanza geografica tra i compagni di band ha fin dall’inizio permesso ai Magnet Animals di passare del tempo insieme fisicamente solo saltuariamente, cosa che però in questo ultimo anno è diventata estremamente complicata. Clouser spera che, quando la vita sarà tornata alla normalità, i quattro potranno approfondire ed esplorare insieme ulteriormente il ricco materiale del nuovo album. “Quando si mette insieme un progetto – conclude Clouser – la speranza è sempre non solo che possa venirne fuori buona musica, ma che la relazione tra i musicisti possa essere stimolante e di sostegno reciproco. E questo è sicuramente successo tra i Magnet Animals, nonostante le distanze e nonostante – o forse proprio per questo – l’insieme di personalità decisamente diverse che la compongono”.