Georgian Microjamz

La musica popolare della Georgia è una delle prime e più ricche tradizioni polifoniche, nonostante sia poco conosciuta dal resto del mondo moderno. Combinando un senso di orgoglio nazionale, invenzione musicale e spirito esplorativo, il pianista/compositore e arrangiatore Giorgi Mikadze ha creato un nuovo sorprendente ibrido tra la musica folk tradizionale della Georgia, di cui è nativo, e il jazz progressivo microtonale, per un album di debutto mozzafiato intitolato “Georgian Microjamz”. In uscita il 28 febbraio 2020 per RareNoise Records, “Georgian Microjamz” rivela un inaspettato terreno comune tra le antiche tradizioni della Georgia, in cui la Chiesa Ortodossa offriva solo musica vocale durante le funzioni, e le modernissime innovazioni microtonali del grande chitarrista David “Fuze” Fiuczynski, con il quale il tastierista ha studiato al Berklee College of Music di Boston. Fiuczynski si è unito a Mikadze per dare vita a questa fusione dal suono alieno, e con loro troviamo il bassista greco Panagiotis Andreou (Now vs. Now, Mulatu Astatke) e il batterista Sean Wright (Musiq Soulchild, Taeyang). Inoltre, in tre brani, il quartetto è completato dalle splendide voci del coro georgiano Ensemble Basiani, mentre la cantante ed etnomusicologa Nana Valishvili aggiunge una straziante performance vocale a “Moaning”, una potente ode alle vittime del conflitto militare del 2008 tra Russia e Georgia.
Formatosi nella sua nativa Tbilisi, una volta arrivato a Berklee Mikadze non si è inizialmente dedicato all’esplorazione della tradizione musicale del Paese che aveva appena lasciato. E’ stata in parte l’influenza di compagni e mentori impegnati a riscoprire le proprie culture ad averlo spinto a rielaborare il patrimonio della terra da cui era partito. “Ho incontrato molte persone da tutto il mondo mentre ero a scuola – Africa, India, Asia, mondi che hanno un’enorme cultura musicale”, spiega Mikadze. “Ascoltare la loro musica mi ha portato a guardare alle mie radici e ha ispirato in me un grande desiderio di creare qualcosa di mai sentito prima. Mentre crescevo come musicista, ho iniziato a riflettere su quello che potevo offrire al mondo e non c’è tradizione polifonica paragonabile a quella della Georgia”. Coincidente con queste ispirazioni è stato l’incontro di Mikadze con Fiuczynski, che per decenni ha incorporato nelle sue fusioni rock-jazz i microtoni, la miriade di intervalli che si trovano tra i 12 toni dell’accordatura standard occidentale. Fiuczynski aveva arruolato Mikadze per il suo progetto Planet MicroJam, mentre il tastierista ha poi preso in prestito il termine quando ha dato il nome al suo album di debutto. “Sono davvero onorato di avere Fuze nel mio primo album”, dice Mikadze. “L’incontro con David mi ha fatto scoprire una mentalità completamente diversa.” “Georgian Microjamz” triangola i vari interessi di Mikadze, scoprendo qualcosa che tocca una varietà di generi e tradizioni ma arriva ad una destinazione del tutto unica. Da quando ha riscoperto le sue radici e la vibrante eredità musicale che ne è alla base, Mikadze è diventato orgoglioso della sua patria. Durante la sua visita a Tbilisi, il defunto Anthony Bourdain chiamò la musica folk georgiana “Ossessivamente bella e ultraterrena – un po’ come la Georgia”, mentre Igor Stravinsky una volta dichiarò che “la musica folk georgiana ha più nuove idee musicali di tutta la musica contemporanea”. La canzone popolare georgiana “Chakrulo” è stata una delle 29 composizioni della storia della musica dell’umanità incluse nel famoso Voyager Golden Record, inviato nello spazio per rappresentare la cultura del pianeta a qualsiasi intelligenza extraterrestre che potrebbe accadere su di esso. Dunque Mikadze è in buona compagnia quando si entusiasma per il vivido patrimonio musicale della sua terra. Esplorare le possibilità insite in quell’eredità è diventato il lavoro di una vita per il compositore, che non vede l’ora di tradurlo attraverso una varietà di approcci. Il suo precedente sforzo è stato l’eclettico progetto VOISA, in cui ha collaborato con l’Ensemble Basiani per una rivisitazione di canzoni popolari georgiane che incorporano elementi di musica funk, fusion, hip- hop, R&B, elettroacustica e microtonale. Nonstante anche “Georgian Microjamz” includa arrangiamenti di tre canzoni popolari, questo progetto si concentra maggiormente sulla musica originale di Mikadze, che trae ispirazione da quelle canzoni piuttosto che reinterpretarle rigorosamente. La musica vuole offrire un ampio punto di vista sulla cultura del paese, toccando le influenze di una regione diversa su quasi tutti i brani. Ad esempio, i due brani di chiusura dell’album, “Lazhghvash” e “Tseruli” – entrambi con l’Ensemble Basiani – si ispirano alla regione di Svaneti, nelle montagne del Caucaso nord-occidentale. “Dumba Damba” guarda alla musica delle Adjarian Mountains, situate sulla costa del Mar Nero, in cui Mikadze trova tracce di swing e di solchi dell’Africa occidentale. Il preludio di apertura, “Metivuri”, nasce direttamente da una registrazione d’epoca della famosa cantante Ilia Zakaidze con il Georgian State Merited Ensemble of Folk Song and Dance. “In Georgia si può camminare per 10 chilometri e sentire un dialetto diverso”, sottolinea Mikadze. “Abbiamo anche una lingua molto particolare, una delle pochissime che non ha alcun rapporto con altre famiglie linguistiche. Anche l’alfabeto è completamente unico. Così ho cercato di prendere ispirazione da un’area diversa per ogni composizione che ho scritto, per creare una sorta di mostra di musica folk proveniente da diverse regioni georgiane”. L’album si apre con il suono monumentale del coro Basiani, ma la voce umana è usata solo sporadicamente su “Georgian Microjamz” , nonostante sia il cuore della tradizione musicale georgiana. Uno degli esempi più efficaci è “Moaning”, in cui Nana Valishvili costruisce a strati un tradizionale lamento per i morti di guerra su un ritmo rock insistente. “Ricordo di essere stato così spaventato durante la guerra del 2008”, ricorda Mikadze. “Nello stesso momento in cui il mondo guardava i giochi olimpici di Pechino, la Russia bombardava il mio paese. Ho scelto questo brano come una dedica per le persone che sono morte nella guerra del 2008, e Nana lo ha eseguito in modo sorprendente. E’ un lamento, un pianto, ma più che altro un pianto interiore. E’ davvero intenso”.
Attraverso l’uso della musica microtonale, Mikadze trova il modo di replicare la fluidità e la potenza della voce nella musica strumentale, permettendogli di incorporare una ricchezza di altre influenze, dal rock alla fusion alla musica di altre regioni, le cui tradizioni echeggiano o si intersecano con quelle della Georgia. Nella visione inventiva di Mikadze, la musica si muove senza sforzo ma in modo intrigante tra epoche, stili e culture, in un ibrido sempre sorprendente. “Volevo costruire una sorta di ponte tra l’antica Georgia e il nostro mondo attuale”, conclude. “La mia terra natale è un’infinita fonte di ispirazione. In un certo senso, penso che il mondo sia fortunato a non conoscere la musica georgiana, perchéin tal modo tutti hanno qualcosa di nuovo da scoprire. Servire questa idea è diventato l’obiettivo della mia vita”