Live at Strike

Tutto é iniziato da una telefonata di Esharef Alì Maghag, vocalist di origine libica, al chitarrista Francesco Mascio con l’intenzione di coinvolgerlo in un quartetto ethno-fusion. La sezione ritmica era già formata da Paolo Mazziotti e Domenico Benvenuto e dopo un primo incontro i quattro musicisti decidono di organizzare una session allo Strike di Roma, con la volontà di suonare in improvvisazione radicale. Nessuno porta pezzi scritti, nessun arrangiamento viene prestabilito prima, il set è minimale con basso, chitarra, batteria e voce: il risultato finale é un materiale sonoro molto eterogeneo e originale in cui si affacciano con delicatezza tutte le varie influenze stilistiche dei singoli musicisti: jazz, fusion, ethno, world, funk, reggae, blues e rock sperimentale. Sebbene non fosse nelle intenzioni della neonata formazione registrare e pubblicare il risultato della session, il fonico dello Strike – che ha comunque registrato tutto – gli segnala in seguito che il live meriterebbe di essere preso in considerazione per la pubblicazione ed è così che nasce il primo album dei Tawhīd, ora pubblicato da Cultural Bridge, realtà creata nel 2012 dall’Associazione Culturale Milagro Acustico, con il fine di diffondere musica d’autore, in particolare nell’ambito della world music, del folk, del jazz e della musica di confine, con l’intento di promuovere il dialogo tra diverse espressioni culturali, al fine di favorire l’integrazione e l’arricchimento reciproco delle comunità e dei popoli a favore di una cultura della pace.
“Live At Strike” è un lungo, appassionato excursus tra generi musicali, luoghi del mondo e culture: 12 brani che, anche se nati da una session di totale improvvisazione, presentano sempre strutture melodiche solide e suggestive, al cui centro si staglia il dialogo intenso tra la chitarra di Francesco Mascio e la voce ipnotica di Esharef Alì Maghag. Dall’introduzione delicata dell’iniziale “Ex Nihilo” e dalla incalzante ritmica decisamente world della title track, si passa a brani dove le atmosfere sono jazz, blues e funk (“Nuovo Sole” e “Swhank”) ad altri dai sapori che richiamano l’Estremo Oriente, come nell’eterea “Chinese Sunset”, ad altri ancora legati al continente africano (i 6/8 di “Atabaeni”) e al mondo arabo (“ Call To Dawn” e l’inno alla pace di “Al Salam”). Il vento soffia poi ad Occidente quando arriva il ritmo in levare dalle vibrazioni spirituali di “Valerio’s Reggae” e “Babel Jungle”, brano strutturato su un groove tipicamente afroamericano in cui la voce e la chitarra si rincorrono come in un gioco di intesa e contrasti. Chiudono il disco due brani i cui titoli sono un manifesto dello spirito in cui sono nati i Tawhīd (parola che in arabo indica l’unicità della divinità): “La mia tribu” e “Complicity” che si evolve partendo dal solo di basso e si sviluppa attraverso i vari cambi ritmici, a sottolineare la complicità che anima il quartetto.