Merismo

Il merismo è una figura retorica che descrive qualcosa elencandone le parti che la compongono. “Merismo” racconta una storia, composta da storie più brevi, e per farlo affida la narrazione alla sola musica e a piccole suggestioni extramusicali, suggerite dai titoli dei brani. Le quattro lunghe tracce che compongono il disco sono scritte tenendo conto dei musicisti che avrebbero dovuto suonarli, cercando di assecondare le inclinazioni e il gusto musicale di ciascuno di loro, alternando parti di scrittura rigida a spazi di libera improvvisazione. L’idea originale del disco è stata quella di raccogliere tutta l’esperienza musicale e le diverse influenze da loro accumulate negli anni, per far confluire tutto in una scrittura che non tenesse conto del genere ma che fosse resa coerente dal suono del gruppo. Per questo motivo, nell’ora e dieci di musica in cui si districano i quattro brani, si incontrano momenti ispirati da Bach come da Zorn, dai Notwist e Bill Evans, Chopin e gli Zu, i Sigur Ros e Mingus. La band ha cercato di raggiungere una uniformità sonora che rendesse coerente questo percorso: due sax a tenere le fila melodiche dei temi principali, un pianoforte ed una chitarra a costruire le armonie, synthbass ed elettronica a sostenere le frequenze più basse, una batteria a chiarire ritmicamente il fluire melodico. Il disco è stato registrato in presa diretta e agli strumenti solisti che si susseguono nei diversi momenti improvvisativi è affidato il ruolo di guidare il resto del gruppo, che asseconda la narrazione melodica estemporanea; spesso le diverse sezioni di ciascun brano sono eseguite a chiamata, seguendo dei segnali concordati. La volontà era quella di cercare di riportare su disco la stessa sensazione che si ha nell’ascolto live, ai brani, in fase di scrittura, di prova e di registrazione, è sempre stato dato il tempo necessario per esprimere tutto il loro potenziale narrativo, tenendo conto degli sviluppi di tutte le idee musicali che contengono, dei respiri necessari a far fluire la musica senza forzature e allo spazio/tempo necessario a contenere il susseguirsi di momenti strutturati ed estemporanei. Il fluire dei brani presenta numerose variazioni dinamiche accentuate da un mastering morbido e caldo che per nulla ha appiattito l’esecuzione fatta in studio. I suoni degli strumenti non hanno quasi nessuna elaborazione in postproduzione, tutto è stato lasciato nudo e la stessa effettistica usata per i sax è registrata in presa diretta; del resto l’idea sonora della band è quella di mescolare strumenti elettrici ed acustici cercando di ammorbidire le forzature e il senso di estraneità che talvolta tale integrazione crea.
Il disco si apre con l’esposizione di un tema melodico che rappresenta il filo rosso della narrazione; è l’introduzione del primo brano anche se sembra essere avulso dal resto della composizione. “Tutto per una ragazza” (il riferimento è al romanzo di Nick Hornby) è strutturato come l’archetipo di tante storie in cui gli elementi narrativi partono da un’iniziale situazione di incompatibilità che sfocia, a seguito di un evento eccezionale, in una quiete rasserenante. In questo brano iniziano a presentarsi alcuni elementi musicali ricorrenti, delle citazioni, delle easter eggs che anticipano altri tre brani del disco. “Ostinazione” gioca tutta la sua scrittura su una cellula di tre suoni, presentata nei primissimi secondi, che viene sviluppata in ogni forma e espressione possibile ricorrendo ai più disparati artifici compositivi. All’interno del brano ci sono potenti riff ostinati e inaspettate parti contrappuntistiche, anche qui la mescolanza di generi non è mai nascosta ma usata per dare varietà al brano più diretto e spontaneo tra i quattro. “Resistenza” presenta la seconda trasposizione del tema iniziale del disco, il racconto assume dei tratti caotici e apparentemente difficili da decifrare. Il brano ha un tema molto articolato presentato alla fine di un lungo assolo del sax tenore, lo stesso tema si riascolterà alla fine della composizione, esposto su una ritmica che richiama sonorità funky. Il brano è il più lungo dei quattro, supera i venti minuti, una sorta di Parigi-Dakar che racchiude al suo interno diverse scene dai caratteri antitetici, come l’intimo assolo di pianoforte che si apre dopo l’energico duetto della chitarra e della batteria. Il disco si chiude con “Il clown invisibile”, pensato come uno standard con le improvvisazioni che seguono l’esposizione tematica ma, all’interno di questa consueta struttura, sono inserite delle incursioni della batteria che dilatano lo spazio e interrompono il fluire del tempo. La chitarra e il sax dialogano tra di loro, fino ad arrivare ad uno sviluppo tematico nella parte centrale che finalmente chiarisce i precedenti interventi della batteria. La fine del brano è, in realtà, la fine del disco, durante la quale si ripresenta il filo rosso, questa volta ulteriormente trasposto rispetto alle versioni precedenti e di nuovo apparentemente avulso dal brano che lo contiene. La verità però è che questo lungo corale circolare, è la cosa che meglio rappresenta la figura del clown, un personaggio con un sorriso disegnato sul volto che nasconde dietro la sua maschera l’infinità delle emozioni umane, invisibili agli occhi degli altri.
La band è stata formata dal sassofonista Edoardo Fiorini nel 2018. Ognuno dei membri – Danilo Raponi (sax tenore), Valeria Antenore (pianoforte, synthbass, rhodes, moog), Marco Mastrantonio (chitarra) e Andrea Daranghi (batteria) – ha alle spalle un’esperienza musicale differente: jazz, musica classica, popolare, alternative rock, contemporanea, elettronica; l’idea era quella di avere a disposizione linguaggi e attitudini variegate. Le bandesonore è il nome che riassume questa volontà di sovrapporre sonorità e stili diversi e richiama anche l’immagine delle bande sonore che troviamo in alcuni tratti stradali, il cui scopo è quello di ridestare dal torpore e accendere l’attenzione, così come questa musica non può essere ascoltata distrattamente. Quattro membri della band sono anche insegnanti di musica, ruolo in cui si occupano quotidianamente di divulgare la cultura di un ascolto consapevole e non passivo.
Alla musica, nella versione su doppio vinile, sono affiancate le opere di altri due artisti: l’illustratrice, Manuela Diamanti ha realizzato gli acquerelli che appaiono in copertina e lo scrittore Alessandro Cola ha composto delle note di copertina sulle suggestioni suggerite dall’ascolto dei brani.