La retrocessione di Plutone a pianeta nano non ha smesso di creare discussioni negli ultimi quindi anni, ma a prescindere dalla sua classificazione sappiamo che Plutone non si trova solo ai margini del nostro sistema solare. Nella loro prima collaborazione, intitolata “Transneptunian Planets”, il compositore elettroacustico J. Peter Schwalm e il chitarrista/compositore/matematico Stephan Thelen hanno scelto di viaggiare insieme traendo ispirazione dai limiti esterni del cosmo.
In uscita il 3 giugno per RareNoise Records, “Transneptunian Planets” rappresenta il successivo passo dell’evoluzione del lavoro innovativo che entrambi questi artisti hanno pubblicato con la label inglese. La relazione di Schwalm con RareNoise è iniziata nel 2016 con l’uscita di “The Beauty of Disaster”, seguito dalle sculture sonore di “How We Fall” del 2018 e proseguita attraverso collaborazioni con il trio electro-jazz Chat Noir, cn il trombettista norvegese Arve Henriksen e con il chitarrista Markus Reuter. Thelen è approdato a RareNoise nel 2018 con “Vortex”, prima collaborazione dei suoi Sonar con il chitarrista David Torn. Questo sodalizio ha poi dato vita ai due capitoli di “Tranceportation” (Volume 1 e Volume 2), pubblicati nei due anni successivi. A proprio nome, Thelen ha pubblicato “World Dialogue” alla fine del 2020, raccogliendo un decennio di sue composizioni classiche contemporanee eseguite tra gli altri da Kronos Quartet e Al Pari Quartet.
“Transneptunian Planets” è stato costruito attraverso un dialogo tra i due compositori, in cui ciascuno ha avuto piena libertà di elaborare e trasformare il contributo dell’altro. Le loro composizioni sono state arricchite dai contributi del chitarrista norvegese Eivind Aarset e del bassista britannico Tim Harries, entrambi collaboratori regolari di Schwalm, e del batterista svizzero Manuel Pasquinelli, compagno di Thelen nei Sonar. Lo stimolo alla collaborazione è arrivato dal fondatore di RareNoise Giacomo Bruzzo, che ha intuito che Schwalm e Thelen avrebbero potuto scoprire un fertile terreno comune. “Credo che l’idea fosse che avremmo potuto combinare il mio modo ‘architettonico’ di usare i poliritmi con i mondi sonori distopici di J. Peter”, spiega Thelen. L’incontro di persona è avvenuto a Francoforte, città natale di Schwalm, dove Thelen si reca spesso. “Siamo entrati subito in sintonia su molti livelli”, dice Thelen. Aggiunge Schwalm: “Già durante quella prima conversazione abbiamo sviluppato le prime idee e in quell’occasione avevo suggerito di darci reciprocamente lo spazio creativo e il ‘permesso’ di modificare i contributi dell’altro, per cercare di uscire dalle griglie su cui eravamo abituati a lavorare”.
Il piano iniziale era di entrare in studio insieme nel maggio 2021, ma come tanti altri progetti degli ultimi due anni, l’idea è stata interrotta dalla pandemia. “Transneptunian Planets” è stato quindi realizzato con file inviati via internet. La comunicazione è iniziata con il pezzo composto da Thelen poi intitolato “Haumea”, a cui Schwalm ha aggiunto con tracce di synth per arrivare all’ipnotica veste che il pezzo ha infine assunto. “Era importante per entrambi mettere insieme due mondi musicali opposti e usare le prime idee e i risultati successivi come ulteriore ispirazione per altro materiale”, dice Schwalm. “Avevamo bisogno di mantenere tutti i canali aperti mentalmente in modo che potesse nascere qualcosa che nessuno di noi aveva fatto prima. Era fondamentale per entrambi che la libertà artistica fosse la priorità assoluta.” Questo tentativo alla fine è riuscito, come sottolinea Thelen. “Questo album è risultato essere molto unico, diverso da qualsiasi cosa che J. Peter o io abbiamo fatto prima – o chiunque altro, se è per questo. Eppure, si possono chiaramente sentire le nostre voci individuali”. Lo stesso vale per i musicisti ospiti, ognuno dei quali ha aggiunto la propria voce al risultato finale. Aarset in particolare ha apportato elementi molto particolari al lavoro già molto stratificato in partenza. “Il modo di suonare di Eivind è così espressivo”, loda Thelen. “Trovo affascinante quanto forte possa essere l’impatto emotivo dei suoi suoni distorti”. Schwalm continua, “Come un cantante solista, ha sorvolato le nostre strutture di base in un modo che non avevo mai sperimentato prima. Lui è l’elemento che serviva per dare a questo progetto un ulteriore tocco di follia”.
Tutti i brani prendono il nome di oggetti celesti che vanno alla deriva oltre l’ottavo pianeta. L’idea ha preso forma quando Schwalm ha scelto I titoli “Eris” e “Sedna” per i due brani che poi sono andati a costituire la chiusura dell’album. “Ho scoperto” spiega Thelen “in quella occasione che sono nomi di oggetti del sistema solare in orbita oltre Nettuno e ho avuto l’idea che potevamo scegliere per i titoli di tutti I brani dell’album il nome di corpi celesti di quella zona del sistema solare. L’idea è piaciuta subito a J. Peter perché quella di un pianeta lontano e misterioso era l’analogia perfetta per la musica che avevamo creato insieme”. Questo è vero fin dai momenti iniziali di “Pluto”, dove il ritmo industrial è presto avvolto da atmosfere eteree ed evocativi pattern chitarristici. Harries e Pasquinelli, al basso e alla batteria, creano un groove da rullo compressore che accompagna l’ascoltatore verso la fine la traccia. “MakeMake” è punteggiata da eruzioni vulcaniche e incantesimi vocali cyborg, mentre “Quaoar” viaggia nel tempo tra il passato tribale e il futuro interstellare. “GongGong” trasporta questo concetto in un mondo techno/trance primordiale, mentre “Orcus” va alla deriva senza gravità in un etere di ispirazione dub.
Come nel caso di Plutone, per i corpi celesti trans-nettuniani non ha importanza come vengano definiti, se pianeti o meno, perché questi oggetti oscuri, lontani da noi più di quanto possiamo immaginare, in una regione dell’universo ancora tutta da comprendere ma che fa parte comunque di un orizzonte che possiamo chiamare “casa”, esercitano un fascino tutto particolare. Lo stesso si può dire per la musica di J. Peter Schwalm e Stephan Thelen – intima e vasta, aliena ma seducente, inquietante ma infinitamente affascinante per l’ascoltatore che abbia voglia di esplorare.
Transneptunian Planets
Progetti in corso
Progetti conclusi
- Anguish
- Any Other
- Apocalypse Lounge
- ARTO
- Bachi Da Pietra
- Big Mountain County
- Bobby Previte
- Bobby Previte, Jamie Saft, Nels Cline
- Brovold/Saft
- Cabeki
- Calibro 35
- Canadians
- Capra
- Cesare Livrizzi
- Chat Noir
- Coma Berenices
- Comaneci
- Cuong Vu 4tet
- Daniele Ledda
- Dave Liebman, Adam Rudolph, Hamid Drake
- Dave Liebman, Adam Rudolph, Tatsuya Nakatani
- Dulcamara
- Egle Sommacal
- Egokid
- Emma Tricca
- En Roco
- Eraldo Bernocchi
- Eraldo Bernocchi, FM Einheit, Jo Quail
- Francesco Bucci
- Francesco Guerri
- Gaudi
- Giorgi Mikadze
- Giovanni Succi
- Hannah Williams & The Affirmations
- Hate Moss
- His Clancyness
- Hit-Kunle
- Horseloverfat
- Humanbeing
- J. Peter Schwalm, Stephan Thelen
- J.Peter Schwalm
- J.Peter Schwalm, Arve Henriksen
- J.Peter Schwalm, Markus Reuter
- Jamie Saft
- Jamie Saft Quartet
- Jamie Saft, Bobby Previte, Steve Swallow e Iggy Pop
- Jamie Saft, Steve Swallow, Bobby Previte
- Jo Berger Myhre
- Joshua Trinidad
- Jü
- Kick
- Kingfisher
- Kristina Jacobsen
- La Band del Brasiliano
- La Città di Notte
- LACOSA
- Laura Loriga
- Le bandesonore
- Led Bib
- LEF
- Levriero
- Liquido Di Morte
- Lorenzo Feliciati
- Lorenzo Feliciati, Michele Rabbia
- Low Standards, High Fives
- Magnet Animals
- Manetti!
- Marco Frattini
- Marilyn Mazur
- Massimo Martellotta
- Merzbow, Keiji Haino, Balazs Pandi
- Merzbow, Mats Gustafsson, Balás Pándi
- Mike Pride
- Missincat
- Movie Star Junkies
- Movimento Artistico Pesante
- Mumpbeak
- My Gravity Girls
- Neko At Stella
- Nelide Bandello
- News For Lulu
- Non Voglio Che Clara
- Norman
- O.R.k.
- Obake
- OoopopoiooO
- Orange Combutta
- Ornaments
- Ornaments/ZEUS!
- Ottone Pesante
- OTU
- Oui! The North
- OvO
- Palazzo
- Paolo Cattaneo
- Paolo Spaccamonti e Ramon Moro
- Peter Kernel
- Philipp Gerschlauer and David Fiuczynski
- Recall Madame X
- Red Kite