Troppa gente su questo pianeta

Prendete posto e silenzio signori, che adesso il re muore. Vi invitano gli Egokid, tornando ad arricchire la loro discografia dopo tre anni esatti. Ma non è facile far silenzio in un pianeta che conta più di sette miliardi di unità, ognuna con i propri desideri, le proprie legittime aspirazioni, con una parte del proprio destino già (as)segnato. Ci viene promessa una realizzazione personale, ma un contenitore evidentemente troppo angusto non sempre ci permette di perseguirla, trasformandola in un miraggio, in frustrazione, a volte provocando cadute fragorose. Attorno a questo concetto si muove il nuovo album degli Egokid, “Troppa Gente Su Questo Pianeta”, terza prova in italiano dopo “Minima Storia Curativa” e l’acclamato “Ecce Homo” del 2011. Un concetto che Diego Palazzo e Piergiorgio Pardo hanno deciso di sviscerare intrecciando a distanza i propri monologhi interiori, arrivando a tessere un filo che lega le dieci canzoni di “Troppa Gente Su Questo Pianeta” fino a costruire una vicenda unica, che parte dal disagio individuale e sfocia nella malattia, vista come simbolo e strumento di nuova rinascita. Senza ovviamente tralasciare la musica, un’evoluzione pop ormai giunta ad uno stadio maturo e ricercato, perfezionata disco dopo disco e fatta di melodie sensuali che ogni tanto pescano dal passato più psichedelico della band milanese e che si sposano alla perfezione con la scrittura elegante con cui sono forgiati i testi. Un esempio su tutti è “Il Re Muore”, canzone sulla fine di un amore ma anche sulla fine dell’età dell’innocenza e delle illusioni, brano manifesto del disco, scritto insieme a Samuele Bersani e presente, con un diverso arrangiamento, anche nel suo recente “Nuvola Numero Nove”. O la visione intima, impossibile e quasi fotografica de “La Madre”. La malattia di cui sopra emerge dal tappeto percussivo di “In Un’Altra Dimensione”, mentre “Il Mio Orgoglio” mischia le tastiere all’incapacità di scendere a compromessi del proprio io. “L’Alieno” è una canzone delicatissima dove colui che osserva l’amore da una prospettiva esterna si ritrova incapace di viverlo, vedendolo fallibile ed effimero. Da una canzone più soffusa gli Egokid alzano il tiro con la robusta ed esclusiva “Solo Io E Te”, dedicata a chi all’amore ci crede così tanto da morirne. Ma siccome non si può solo morire con “Che Tempo Fa” gli Egokid tengono alta la tensione con un ritmo che batte ogni quarto, per specchiarsi nella speranza data da un giorno sereno, capace di mettere in prospettiva il dolore che è stato. E quando un amore finisce al dolore si risponde con il silenzio e sembra farne tesoro “Frasi Fatte” che rimane sospesa dall’inizio alla fine per poi confluire in “Non Balliamo Più”, dove gli abbacinanti anni ottanta fungono da metafora storica sulla perdita dei propri riferimenti. Ultimo atto è “La Malattia”, liberamente ispirata a “La coscienza di Zeno” di Svevo e che conclude il disco ma anche il percorso di analisi attraverso cui gli Egokid hanno deciso di accompagnarci. Per preparare questo spettacolo di re che muoiono, amori sezionati e malattie rigeneratrici, gli Egokid (oltre a Palazzo e Pardo troviamo Fabrizio Bucchieri, Cristian Clemente, Davide Debenedetti e Giacomo Carlone) si sono affidati tra Varese e Milano alla produzione di Sergio Maggioni, al mixaggio di Matteo Cantaluppi e alla masterizzazione di Giovanni Versari, tre nomi noti e apprezzati a livello nazionale. Perchè per questo ritorno niente è stato lasciato al caso, ogni particolare è stato curato nei minimi dettagli. Ora prendete posto e lasciate fare agli Egokid.